La Romania bacchetta la Nato, sulla Crimea

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ITALIA – Roma. 09/04/14. La rivista IA REGNUM, ha pubblicato un’analisi di alcune testate romene secondo cui la Russia ha intenzione di ricreare la “ex URSS”. Secondo la testata Putin vorrebbe creare un “mondo russo” in contrasto con l’Occidente. 

Secondo revista 22, il raggiungimento di questo obiettivo, pubblicata da IA REGNUM,  richiede:

1) il ritorno della maggior parte delle ex repubbliche sovietiche, perse nel 1991, sotto l’ala protettiva di Mosca attraverso la loro integrazione nella Unione euroasiatica;

2) la determinazione di uno spazio economico-politico di confine (per esempio, i paesi ex comunisti), che “dovrebbero essere riconosciuti e rientrare tra i legittimi interessi della Russia”. In questospazio non potrebbe mai esserci spazio per installazioni di difesa estere, come quelle attualmente in previsione di difesa missilistica in Polonia e Romania;

3) la coagulazione del fronte anti-occidentale globale, che includa i paesi BRICS, Cuba, Venezuela, Iran, ecc.

Quest’ultimo punto, vede una partnership strategica tra Russia e Cina, dove Putin si recherà maggio, visita durante la quale ha in programma di firmare accordi commerciali, in particolare nel settore dell’energia (una sorta di tentativo di ridurre gli effetti negativi della prevista riduzione delle importazioni di gas europea nei prossimi anni). Fonte Revista 22. La Cina diventa dunque in questo scacchiere politico un giocatore importante nel contesto internazionale. Pechino con questa svolta politica euroasiatica è sicuramente avvantaggiata in quanto gli USA sono stati costretti a spostare la loro attenzione verso l’Europa, invece di consolidare l’occhio magico verso il confine te asiatico. Inoltre, la risposta degli Stati Uniti alla crisi in Ucraina potrebbe fornire segnali riguardo la reazione in caso di una possibile crisi di Taiwan.

Secondo la rivista romena, tesi appoggiar a dalla rivista russa, la Crimea non è l’obiettivo ma è il punto di rottura dell’attuale assetto politico -economico in quell’area di mondo. L’annessione della Crimea è «piuttosto il preludio ad altre azioni per riprendere il controllo dell’Ucraina nel suo complesso».

La domanda che bisogna porsi in sostanza non è se la Russia tenterà di “riconquistare l’Ucraina”, ma quando e come. 

Tra i problemi che Mosca deve affrontare per dare il via alle operazioni, quello dei costi. Lo spazio euroasiatico è oneroso e da sola al momento Mosca, non può affrontarlo. La sola annessione della Crimea per Rivista 22 peserà sul bilancio dello stato dai 3 ai 6 miliardi di dollari. Non solo a rallentare il processo sono arrivate le sanzioni imposte dall’Unione europea e gli Stati Uniti. Non necessariamente direttamente, ma attraverso la creazione di un clima generale di incertezza circa l’economia russa, che bloccherà deflussi di investimenti di capitali e causaerà gravi preoccupazioni nelle elites politiche e commerciali. Soprattuto perché da qualche tempo i ricchi russi sono abituati a vivere, stufare e divertirsi in Europa, cosa più complicata con le sanzioni. Difficile pensare che i soldi possano arrivare da Pechino, anche se nuovo alleato di Mosca, alle prese con un debito pubblico del 231 per cento del PIL. La Romania nel frattempo, per voce del Primo ministro Victor Ponta, cerca di stringere i suoi rapporti con Washington, perché «ora abbiamo bisogno di più certezze per la sicurezza del Paese». 

La Romania punta tutto su Barack Obama, l’eterno indeciso, che in questo caso si gioca, secondo Revista 22 «la faccia» e non può permettersi di ignorare l’aggressione russa. La posta in gioco non è solo il destino di Ucraina, ma la credibilità degli Stati Uniti nel mondo. Le aspettative di Putin e dei suoi calcoli relativi alla prevalenza degli interessi economici europei sulle questioni della sicurezza (che alla fine dovrebbe portare anche alla divisione transatlantica) non si sono concretizzate. A stoppate le mire di Putin Francia e Germania che hanno bloccato importanti commesse militari. Ma questi deterrenti non si sa quanto saranno efficaci. Secondo la testata Zaire.com è ancora presto per essere ottimisti, sarà decisiva la decisione dell’Europa sull’utilizzo del gas russo. Se si tiene conto delle sanzioni Mosca rischia di perdere il 70%  delle esportazioni. Ma l’Europa è pronta a perdere il gas russo? Secondo una prima stima delle più importanti società di gas, non solo russe, sarà difficile, soprattutto per via dell’instabilità politica presente nei paesi produttori di gas, vedi l’Algeria. La Russia questo lo sa, e inoltre sa di avere in pancia armi nucleari utili quando si siede al tavolo delle trattative con il “nemico” occidentale. Sa anche che può contare su un’altra polveriere appronta ad esplodere l’Iran. Ziare.com insiste nel dire che bisogna fare attenzione al sentimento russo, da sempre animato dalla mentalità collettiva che vede la Russia come un impero, sentimento che Putin starebbe sfruttando al massimo. Il Presidente sa di poter contare sull’orgoglio «per la grande potenza e il nazionalismo con un pizzico di misticismo. In nome della “Madre Russia”» secondo la testata i cittadini sono pronti a fare grandi sacrifici. Mentre è molto debole quel messaggio endemico visto in Evromaydan a Kiev. Messaggio che in russia Putin sta ostacolando in tutti i modi. la sua fortuna, inoltre, è da ricercare nell’assenza di posizione ai suoi piani sul versante politico interno. 

Un’altra testata Romena, Hotnews, ha invece puntato il dito contro la NATO. «La facilità con cui la Russia ha violato l’equilibrio di potere in Europa, dovrebbe suscitare discussione critica sul ruolo della NATO in Europa centrale e orientale, e la Romania ha qualcosa da dire su questo argomento» si legge su Hotnews. Ma non prima di chiarire alcuni problemi interni, come la mancanza di risposta istituzionale della Federazione Russa al nostro Primo Ministro Victor Ponta, come il suo attuale comportamento ambiguo che mostra tutta la vulnerabilità della Romania, soprattutto se Ponta dovesse diventare presidente. «Secondo gli esperti locali, attualmente Transnistria non rappresenta un valore per la Russia, ma diventa una conseguenza logica dopo una eventuale occupazione della costa ucraina del Mar Nero (dalla Crimea a Kherson, Odessa e alla foce del Danubio). Inoltre, la foce del Danubio è una delle tre posizioni strategiche principali sul Mar Nero, insieme alla Crimea e il Bosforo. Ora la Russia ha annesso la penisola di Crimea (dove è sita la Flotta del Mar Nero russo), la Turchia controlla il Bosforo e la foce del Danubio è controllata dalla NATO (in Romania) e in parte dell’Ucraina». «Se la Russia continuerà gli sforzi per destabilizzare l’Ucraina – si legge nella testata Hotnews –  vi saranno altri due punti vulnerabili: la parte orientale dell’Ucraina, con la sua popolazione di lingua russa e la costa». Da qui il timore per la sicurezza della Romania. «Dall’inizio della crisi in Crimea per la Romania, così come per la Polonia e i paesi baltici – si è resa necessaria riaffermazione del sostegno per la NATO in caso di aggressione russa» scrive Hotnews. 

Tutti e cinque questi paesi : Romania, Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania, sono pronti a ricorrere all’articolo 5 del trattato NATO che obbliga alla solidarietà, per difendersi dalle aggressioni della Russia. Gli stessi hanno avuto rassicurazioni dalla NATO e dal Consiglio Europeo che sono pronti a intervenire in caso di sconfinamenti da parte di Mosca. Secondo Hotnews ora è arrivato il momento di agire e chiedere alla NATO, il rafforzamento del fianco orientale della NATO. «Nell’analisi del Centro di Analisi delle Politiche europea (CEPA) rilevato equilibrata distribuzione delle forze NATO: 1,5 milioni di soldati sono negli Stati Uniti, 1,5 milioni – in Europa occidentale e circa 300 mila in Europa centrale e orientale. In altre parole, la più bassa percentuale di truppe è nella zona più vulnerabile in Europa, dove la minaccia è rinato, apparentemente scomparso dopo la fine della Guerra Fredda».

I media romeni puntano anche il dito sul vice premier,Victor Ponta, che secondo loro sta flirtando con Russia e Cina mentre andrebbe puntare a rafforzare la difesa del sistema di difesa missilistica degli Stati Uniti proprio per scoraggiare le provocazioni della Federazione russa. Fonte Loyalty Alliance.