Giornata di solidarietà con il popolo palestinese

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ITALIA – Roma 05/12/2013. Il 4 dicembre nella sala della Protomoteca del Comune di Roma si è tenuta la giornata di solidarietà con il popolo palestinese presieduta dall’ambasciatrice dello Stato della Palestina Mai Alkaila.

Hanno partecipato tra gli altri l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti e decano del corpo diplomatico arabo Abdulaziz Nasser Alshamsi; Fabio Graziosi, dell’ufficio Onu per l’Europa Occidentale, e Salamah Ashour, presidente della comunità palestinese a Roma e nel Lazio. Scopo dell’evento è stato quello di riflettere sull’attuale condizione del popolo palestinese.

I passi verso la riconciliazione sembrano ancora lontanissimi e l’incitamento alla violenza e allo scontro resta all’ordine del giorno. «È ora che il popolo palestinese viva libero sul proprio territorio e che la comunità internazionale riconosca questo diritto», ha detto Alshamsi, equiparando la politica israeliana all’apartheid sudafricano; «Chiedo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di prendersi le sue responsabilità e di far applicare le sue risoluzioni», ha chiosato l’ambasciatrice. 

Il conflitto dura ormai da troppo tempo e quello che i rappresentanti del popolo palestinese hanno chiesto in questa giornata è sì la fine delle ostilità e il ritorno ai confini del 1967 oltre che il riconoscimento dello Stato della Palestina in seno alle Nazioni Unite, ma anche che Gerusalemme si responsabilizzi verso i milioni di palestinesi che vengono allontanati dalle loro case e dalle loro famiglie e verso quei palestinesi che risiedono a Gaza, tutelando i diritti di quelle persone che ogni giorno vivono la cruda realtà di una terra cosparsa del sangue di troppe persone.

Il Dott. Ashour ha incentrato il suo discorso sul senso di solidarietà che secondo la sua opinione potrà riportare quell’atmosfera di fratellanza che si respirava nel 1917 sotto il dominio britannico, dove le tre religioni del libro convivevano pacificamente ed avevano un senso di rispetto l’un per l’altra, rispetto che oggi si è totalmente perso. Ashour ha detto che tantissime persone di religione ebraica vivono nei paesi arabi e godono di una piena cittadinanza cosa che invece in Israele non esiste. «Questa è la Palestina per cui lotteremo», ha concluso «quella del rispetto reciproco dei diritti».

L’evento è stato arricchito anche dalla partecipazione di Luisa Morgantini, vice-presidente del Parlamento Europeo e presidente dell’associazione Assopalestina: «L’ingiustizia che il popolo palestinese sta subendo è incredibile» dice la Morgantini, facendo riflettere su come si parli sempre del concetto di “due popoli, due stati” ma che poi alla fine i diritti di uno di questi due attori passino in sordina e siano costantemente violati. 

Che i palestinesi continueranno la loro battaglia è certo così come gli israeliani non si faranno intimorire. Ma siamo sicuri che la guerra risponda all’appello di pace? Siamo sicuri che la lotta armata sia l’unica soluzione? Forse non si sono esplorate ancora tutte le alternative, o forse nessuno lo vuol fare. Per dirla con le parole del premio Nobel per la Pace, Yasser  Arafat: «Per la pace in Medioriente basta un quarto d’ora, se la si vuole davvero».