Riad, appalti pubblici, un vero disastro

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ARABIA SAUDITA – Riad. 12/11/13. Secondo la testata online alriyadh.com il costo del default nel settore costruzioni costa ogni anno 40 miliardi di rial. Gettati al vento per manifesta incapacità di uffici governativi e imprenditori di svolgere il proprio dovere.

La notizia è stata divulgata durante una sessione dei lavori dal titolo “Rispettare i contratti” nel Forum 2013 in materia di costruzioni. Un danno pari al 33.47% del totale dei lavori in essere. L’indagine presentata al forum dal titolo significativo «progetti di governo in stallo, le sue cause e i mezzi per ridurla» è stata presentata dall’ingegner Abdullah Al-Babtain direttore generale di follow-up dei contratti per le agenzie governative e aziende della nazionale in materia di anticorruzione.

Al-Babtain ha riferito che l’indagine è stata fatta monitorando da parte della Commissione Nazionale per la lotta alla corruzione tre fasi degli appalti pubblici sauditi: aggiudicazione, progettazione, realizzazione. Durante la prima fase la corruzione si snocciola tra le pieghe della mancanza di pianificazione e la mancanza di visibilità durante la fase dello studio. Nella seconda fase, manca la cura della preparazione dei documenti di progetto prima di metterli a competere e carenze nella studio della natura del progetto in termini di posizione e requisiti di implementazione e la mancanza di interesse licenze di estrazione e le relazioni del suolo necessarie per il progetto e la mancanza di chiarezza dei requisiti per coloro che si applicano per la concorrenza e il breve periodo di tempo per valutare e il valore di progetto dei prezzi. Un vero e proprio disastro, dove il settore edile saudita è arenato.

La corruzione dilaga, secondo l’ingegnere, perché mancano strumenti di analisi tecnica sui candidati e ancora incapacità tecnica di valutare le offerte, mentre ci si concentra troppo e solo su analisi finanziaria delle offerte. Questo porta, sempre secondo il referente Al-Babtain, al rilascio della gara senza considerare le capacità tecniche, nonché porta all’assegnazione dei contratti a contraenti che hanno altri progetti in fase di stallo, o ancora si assegnano lavori a imprenditori/aziende che hanno ppresentato progetti che superano il potenziale finanziario, tecnico.

Non solo nel caos saudita vi sarebbe l’assenza di un ufficio preposto al controllo della gestione dei progetti (PMO) da parte del governo. Ovvero una volta aggiutdico l’appalto nessuno controlla sull’andamento dei lavori. Ad essere scadenti, spesso, i materiali con cui gli edifici vengono costruiti, quindi da parte dei controllori vi è una incapacità di giudicare la qualità del materiale proposto dagli appaltatori. Assenza ancora di coordinamento tra i servizi relativi ai siti e project work e scarsa informazione di base tra le autorità competenti per le infrastrutture. Carenti i controlli sull’elevato numero di ordini di modifica durante il corso del progetto e l’espansione di contratto con i subappaltatori senza il consenso del proprietario del progetto e la non applicazione delle norme in caso violazioni delle leggi.

Lunga poi la lista dei ritardi e adempimenti burocratici: ritardo intervento nella revisione e l’accettazione di documenti di progettazione da parte del proprietario, ritardi nel processo decisionale relativo al progetto e il gran numero di ordini di modifica durante la fase progettuale, ritardo nella erogazione dei pagamenti e dei contraenti, mancanza di impegno nell’applicazione di sistema di procedure di appalto e concorso, incapacità di intervento del governo in caso di inadempimenti, mancanza di sanzioni per chi non rispetta le regole, mancanza di un sistema di classificazione per gli uffici di consulenza.

Secondo Al-Babtain tra le cose da rivedere negli appalti pubblici in materia edile la questione della pianificazione e la mancanza di un calendario per l’attuazione del progetto e la cattiva gestione e la direzione lavori e la difficoltà di finanziamento del progetto e il basso livello di lavoro tecnico per l’appaltatore e assegnazione del lavoro ai subappaltatori. Scarso anche il coordinamento tra aziende che vincono gli appalti e subappaltatori, spesso i lavori si bloccano per mancanza di manodopera qualificata.