REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO. La situazione di Ebola è sul filo del rasoio

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La Repubblica Democratica del Congo rimane su un “filo del rasoio epidemiologico” per quanto riguarda la diffusione di Ebola, nonostante la rapida risposta da parte delle autorità e dei partner internazionali, ha detto l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Intervenendo a Ginevra all’Assemblea mondiale della sanità, Peter Salama, direttore generale aggiunto dell’Oms, responsabile della preparazione e della risposta alle emergenze, ha affermato che vi sono diverse ragioni per cui l’attuale epidemia, che ha causato 27 vittime dal primo allarme lanciato l’8 maggio, non è ancora stata contenuta. «È difficile ricordare una situazione in cui un governo abbia risposto più velocemente e più decisamente rispetto a questa epidemia (…) Siamo solo all’inizio (….) le prossime settimane ci diranno davvero se questo focolaio si diffonderà nelle aree urbane, se saremo in grado di tenerlo sotto controllo», riporta un comunicato Onu.

A differenza delle precedenti epidemie di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, ben nove nel paese dal 1976, l’epidemia del 2018 è stata complicata dal fatto che coinvolge zone rurali e urbane. Questo ha aumentato le possibilità che si diffonda sia a livello nazionale che internazionale, ha detto il direttore Oms Salama, soprattutto perché la città di Mbandaka, dove la malattia è stata identificata, dopo la prima comparsa, nella relativamente remota area di Bikoro, è vicino al fiume Congo, che funge da principale collegamento di trasporto per la capitale dello stato, Kinshasa; città divisa proprio dal fiume dalla capitale della Repubblica del Congo, Brazzaville. 

Con 58 casi confermati, probabili o sospetti della malattia nel paese a partire dal 23 maggio, l’efficace rintracciamento di chiunque sia venuto a contatto con la malattia farà riuscire o vanificherà la risposta a questa epidemia di Ebola, ha detto Salama.

In pratica, per il direttore Oms, il compito futuro è «un lavoro investigativo di epidemiologia», aggiungendo che il personale medico in un ospedale di Wangata, Mbandaka, stavano tracciando circa 600 contatti da tre catene separate di trasmissione.

Lucia Giannini