Repubblica Democratica del Congo. Ebola sempre più grave

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Con la peggiore epidemia di Ebola mai verificatasi nella Repubblica Democratica del Congo nel suo decimo mese, le Nazioni Unite hanno annunciato misure per rafforzare la sua risposta, con il nuovo coordinatore di emergenza dell’Onu, David Gressly, Eerc, che ha dichiarato che non c’è «non c’è tempo da perdere».

In un’ondata di nuovi casi l’epidemia ha mietuto oltre 1.200 vittime e minaccia di diffondersi in altre province dell’est, così come nei paesi vicini. Un terzo dei contagiati sono bambini; una percentuale maggiore rispetto ai focolai precedenti, riporta Defence Web.

Fino alla metà di maggio il numero di casi, secondo i dati ONU, è stato di 1.847 (1.759 confermati e 88 probabili). In totale, ci sono stati 1.223 decessi (1.135 confermati e 88 probabili) e 487 persone sono sopravvissute al virus mortale. «La risposta all’Ebola si sta eslicando in un ambiente operativo di una complessità senza precedenti per un’emergenza sanitaria pubblica: l’insicurezza e le proteste politiche hanno visto periodiche interruzioni negli sforzi per combattere la malattia», ha detto Gressly, che è anche vice capo della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite per la RdC, Monusco.

L’Onu e le Ong sostengono il governo e i più ampi sforzi congolesi per contenere il virus nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu, ma la continua insicurezza e la diffidenza della comunità ostacola l’accesso degli operatori. Questo impedisce all’Organizzazione Mondiale della Sanità e al ministero della Sanità congolese di individuare, curare e vaccinare i malati, e causando una più intensa trasmissione dell’Ebola.

Il contesto sempre più complesso ha spinto l’Onu, in collaborazione con il governo e altri soggetti, a rafforzare l’impegno politico e il sostegno operativo per negoziare un migliore accesso alle comunità, aumentare il sostegno al coordinamento umanitario e rafforzare la preparazione e la pianificazione della preparazione per la regione di Goma e i paesi vicini.

L’Oms sta adattando le strategie di sanità pubblica per identificare e trattare le persone il più rapidamente possibile, ampliando le vaccinazioni per raggiungere più persone e raddoppiando gli sforzi per arginare le trasmissioni delle strutture sanitarie.

Ulteriori misure dell’Onu rafforzeranno il lavoro delle Ong e delle agenzie sul campo, compresa l’Unice, che guida le attività di coinvolgimento della comunità, fornendo interventi psicosociali e prevenendo le infezioni attraverso l’acqua, i servizi igienico-sanitari e i servizi igienici.

Lucia Giannini