QATAR. L’OIL accusa Doha di sfruttamento

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Il Qatar si è rifiutato di permettere a decine di migranti provenienti da paesi come India, Nepal e Bangladesh di tornare a casa, violando le nuove riforme del lavoro tese a migliorare i diritti dei lavoratori.

Secondo quanto riporta Press Tv, una legge che rende più facile per i migranti cambiare lavoro e lasciare il ricco Stato del Golfo Persico è entrata in vigore nel mese di dicembre 2016. Molti dei migranti sono stati reclutati per costruire gli stadi di calcio in vista della Coppa del Mondo Fifa 2022.

Il governo del Qatar ha difeso la riforma tesa a sostituire il sistema di sponsorizzazione “kafala“, che costringe i lavoratori stranieri a ottenere il consenso del datore di lavoro per cambiare lavoro o di lasciare il paese, una misura che, per i gruppi dei diritti umani, lascia i lavoratori preda dello sfruttamento.

Sindacalisti e attivisti dicono i lavoratori migranti ancora bisogno di un permesso di uscita da parte del governo: delle 760 circa richieste fatte dai migranti di lasciare il paese, più di un quarto è stato negato in quanto la legge è stata approvata il 13 dicembre dello scorso anno.

«Il famigerato sistema di permesso di uscita del Qatar rimane in vigore ancora oggi», ha detto Sharan Burrow, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, ripresa da Reuters. «L’affermazione fatta dal Qatar all’Organizzazione internazionale del lavoro sull’abolizione del permesso di uscita è stata abolita ed è una menzogna».

I dati riportati dalla Qatar News Agency all’inizio di questo mese riportano che il Comitato che raccoglie le proteste sulle norme di uscita, di nuova costituzione, aveva respinto 213 domande presentate fino al 15 febbraio, senza dare nessuna spiegazione per i rifiuti.

L’Oil ha dato tempo a Doha fino a novembre per attuare le riforme o affrontare un’indagine sul lavoro forzato dei migranti collegato ai lavori sulla Coppa del Mondo.

Tommaso dal Passo