Dalla piazza alla cyberjihad

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Nel corso dell’ultima settimana di settembre Bank of America, JPMorgan Chase, Citigroup, U.S Bank, Wells Fargo e PNC, sono state bersaglio di un attacco informatico a causa del video anti-islamico Innocence of MuslimNonostante il disagio creato non si sia spinto oltre una parziale interruzione della connessione internet, capace di creare alcuni ritardi sul servizio di on-line banking, il fenomeno lascia intendere un’ulteriore reazione dell’estremismo islamico al caso “cinematografico” apertosi nell’ultimo mese.  Un gruppo di hacker mediorientali, sotto il nome di “Izz ad-Din al-Qassam Cyber Fighters”, avrebbe infatti rivendicato il gesto tramite dei post, affermando che i colossi bancari americani siano l’obbiettivo della recente rappresaglia al video anti-islam.

Un’ulteriore reazione alla pellicola realizzata nel 2011, tuttavia distribuita solo lo scorso mese di settembre, che ha innescato accese proteste di piazza in alcuni paesi a maggioranza musulmana; la quale sarebbe alla base anche degli episodi di violenza di Bengasi, culminati con l’attentato al consolato statunitense dove ha perso vita l’ambasciatore Christopher Stevens assieme ad altri tre funzionari americani.

Si tratta della stessa pellicola che ha visto il suo produttore dissimulare la propria l’identità di “Nakoula Basseley Nakoula”, sotto lo  pseudonimo di  “Sam Bacile”.  Un egiziano di confessione cristiano copta, che sosterrebbe di aver raccolto per la realizzazione del film circa 5 milioni di dollari offerti da donatori anonimi, operando in California per tre mesi con una troupe di 60 attori e 45 tecnici. Numeri che, nonostante non sembrerebbero confermati dalla qualità del video, continuano a ingenerare instabilità a livello planetario.

In Europa, dove si avvertono avvisaglie di spostamento della reazione, i credenti di diverse fedi si sono uniti nella protesta contro il film antislamico, con manifestazioni persino in Norvegia, dove alla testa del corteo di dissenzienti era presente lo stesso sindaco di Oslo. Il tutto, mentre ad Atene si verificavano disordini durante una manifestazione di immigrati musulmani che mostravano il proprio risentimento verso il filmato ritenuto offensivo della dignità del Profeta Maometto, cercando di rompere il cordone della polizia per marciare verso l’ambasciata americana situata a circa due chilometri da piazza Omonia. 

Non sono mancati momenti di tensione neanche in Turchia, dove la protesta verso Innocence o Muslims si è sommata al malcontento per le caricature raffiguranti il Profeta pubblicate dal settimanale satirico francese Charlie Hebdo, con evidenti effetti sull’ordine pubblico.

In questo contesto internazionale e conoscendo la conformazione sociale d’oltralpe, il ministro degli interni francese Manuel Valls ha maturato la decisione di proibire ogni tipo di manifestazione contro la pellicola, diffondendo la scelta tramite una dichiarazione ufficiale rilasciata subito dopo che una folla di persone di religione musulmana ha cercato di assaltare l’ambasciata statunitense a Parigi. Gesto che ha portato a fermare e poi interrogare circa 150 persone, per fare chiarezza sull’accaduto. 

Anche nel vicino Belgio gli scontri con le forze dell’ordine nel corso di una manifestazione analoga – in questo caso non autorizzata dal ministero degli interni fiammingo – avvenuta nel quartiere Borgerhout di Anversa ha portato all’arresto di 230 partecipanti, la quasi totalità subito rilasciata. Sembrerebbe in ogni caso, stando  le autorità belghe, che a provocare gli scontri sarebbe alle stata la stessa cellula salafita “Sharia per il Belgio”, che aveva incitato a creare disordini al consolato statunitense di Amsterdam.

Controversi gli animi nella capitale tedesca,  dove il pastore statunitense Terry Jones – noto per i suoi gesti d’intolleranza verso il mondo musulmano – nonostante l’invito ricevuto dal movimento tedesco di destra “Pro Deutchland”, ha visto interdetto dal ministero degli interni il suo accesso sul suolo della Repubblica Federale, in quanto ritenuto potenzialmente in contrasto con l’ordine pubblico. Timori non privi di fondamento a seguito dell’incendio dell’ambasciata della Repubblica Federale a Karthum in Sudan assimilabile all’attacco contro  l’ambasciata britannica con sede nella stessa città. 

L’opposizione tedesca, nei rappresentanti della SPD e dei Verdi, si è tuttavia schierata contro la censura della pellicola Innocence of Muslims, sostenendo che il suo divieto costituirebbe una violazione delle libertà di parola e pensiero. Concettualmente, non si vorrebbe dunque anteposta una prudenza in politica estera a una priorità di politica interna, soprattutto perché costituirebbe una reazione capace di dare peso a un non meritevole di un processo mediatico. Nettamente in contrasto restano tuttavia dichiarazioni del ministro degli interni  tedesco Hans – Peter Friedrich, sostenuto dal ministro degli esteri Guido Westerwelle, che ritiene necessaria un’escamotage governativa per rendere penale la diffusione del video.

Quanto all’Italia, il fenomeno si è presentato in forma edulcorata con proteste avvenute a Roma e a Milano senza particolari conseguenze: i dimostranti hanno chiesto rispetto per l’Islam senza creare disagi per l’ordine pubblico. Il nostro ministro degli Esteri, a conferma delle note sensibilità sul tema, ha comunque sottolineato come restino obbiettivi sensibili le sedi diplomatiche statunitense e israeliana ospitate sul territorio italiano.