POPULISMO. Il volto danzante di un fenomeno antico

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Nel lessico politico italiano, è ormai entrato il termine populismo, e aggettivi relativi, che evocano momenti bui della storia nazionale e non solo. Usato più o meno a proposito nei dibattiti massmediatici, si rivela un concetto sfuggente, in cui rientrano istanze e atteggiamenti diversi. Per orientarsi evitando sovrapposizioni con altri “ismi” della storia e della filosofia nazionale e non solo, allora, è utile rivolgersi altrove, andando a leggere un testo sudamericano, in spagnolo, El Engaño populista, prima edizione 2016, saltando a piè pari fin troppo facili allusioni con forze politiche ieri all’opposizione e oggi democraticamente al governo. Perché in spagnolo e perché, sopratutto, sudamericano sul populismo? Il populismo, da anni, è radicato nei governi dell’America Latina, e in anni recenti ha fatto irruzione sul Vecchio Continente: nella patria della Hispanidad, la Spagna, è ad esempio, nelle mani di Podemos.

Ecco quindi che attraverso l’analisi del populismo sudamericano e iberico possiamo trovare chiavi di lettura avulse dalla partigianeria che oggi avvolge il dibattito politico italiano, e utili nella lettura, assieme ad altre, nell’analisi del quotidiano italico. 

«Ci sono cinque deviazioni che modellano la mentalità populista: il disprezzo per la libertà individuale, il complesso della vittima (i mali sono colpa degli altri), una paranoia anti-neoliberale, una pretesa democratica di legittimare un progetto di concentrazione del potere e l’ossessione egualitaria come pretesto per aumentare il potere dello Stato», queste sono le stigmate populiste per gli autori, la politologa guatemalteca Gloria Álvarez e l’avvocato cileno-tedesco Axel Kaiser. I due analizzano il fenomeno che si è radicato in America Latina e che è esploso sulla scena spagnola con Podemos.

Le oltre 200 pagine del libro sono un ampio argomento che porta alla conclusione che il socialismo del XXI secolo «non è altro che la stessa mitologia anti-imperialista, anti-liberale, protezionista e marxista che ha portato l’America Latina alla miseria e al conflitto per gran parte del secolo scorso». Álvarez e Kaiser scommettono per un repubblicanesimo liberale. Per questo è essenziale «cambiare il buon senso che prevale tra le élite e la popolazione per fare delle idee repubblicane liberali un patrimonio culturale comune».

Per capire questo fenomeno, così radicato in America Latina e così diffusione Vecchio Continente, gli autori analizzano l’anatomia della mentalità populista, il suo disprezzo per la libertà individuale e la corrispondente l’idolatria da parte dello Stato che è imparentato con i totalitarismi del passato e con l’odio verso il neoliberismo attraverso proprio l’ossessione egualitaria. Altro interessante fattore della tradizione populista è l’egemonia culturale, il ruolo degli intellettuali e l’uso del linguaggio nella creazione dell’opinione diffusa attraverso i mediani tutti i tipi.

Antonio Albanese