PETROLIO. Si avvicina quota dieci dollari al barile

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Il 2 aprile il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha twittato di aspettarsi che la Russia e l’Arabia Saudita taglieranno tra i 10 e i 15 milioni di barili al giorno della produzione petrolifera, una cifra impressionante che rappresenta circa il 10% della produzione petrolifera globale.

Trump ha poi detto che si aspettava un accordo a breve. Ha aggiunto che sperava anche di coinvolgere più produttori di petrolio per tagliare la produzione e quindi aumentare i prezzi.

L’agenzia di stampa dell’Arabia Saudita, Spa, ili 3 aprile ha chiesto un incontro “urgente” con l’OPEC+ e i suoi alleati. Un portavoce del Cremlino, tuttavia, ha accolto le affermazioni di Trump, affermando che nessun taglio di produzione è stato concordato con i sauditi.

Non a caso i mercati petroliferi sono saliti alle stelle: i prezzi del Brent, greggio di riferimento globale, sono aumentati del 21% arrivando a 29,94 dollari al barile, riporta Asia Times; mentre il West Texas Intermediate ha fatto un balzo del 24,7%, raggiungendo il punto di prezzo di 25,32 dollari al barile.

Simili balzi del prezzo sono però letti come un’ostacolo ai desiderata di Trump. Per la maggior parte, i sauditi hanno sostenuto il peso dei tagli alla produzione del passato, sia per l’Opec che per l’Opec+, tanto che Riyhad lamenta una perdita fette di mercato, soprattutto in Asia, dove sia la Russia che gli altri membri dell’Opec competono ferocemente.

Il 3 aprile, l’Arabia Saudita ha detto che qualsiasi nuovo accordo per la riduzione della produzione dipende da tagli da parte dei produttori statunitensi, affermazione dal significato ancora ignoto perché la guerra dei prezzi del petrolio in corso in Russia e in Arabia Saudita riguarda tanto la punizione dei produttori statunitensi di scisto quanto le lotte intestine tra i membri dell’Opec+.

In effetti, da quando l’OPEC ha tagliato per la prima volta la produzione petrolifera nel 2016, con l’obiettivo di puntellare i prezzi globali che erano scesi sotto i 30 dollari al barile, i produttori statunitensi hanno fatto leva sul free ride dei prezzi elevati per prendere quote di mercato a spese dell’Arabia Saudita, paese che ha anche la più grande capacità produttiva di riserva al mondo.

Per i produttori del Texas accettare di tagliare la produzione di petrolio, segnerà un fatto unico perché è la prima volta in quasi 50 anni che verranno effettuati tagli alla produzione denti federali.

La Commissione Usa, che ha l’autorità di ordinare tagli alla produzione di petrolio, ha detto il 2 aprile che terrà un meeting virtuale il 14 aprile per valutare la possibilità di utilizzare la sua autorità per attuare un taglio alla produzione di petrolio a livello statale in risposta ai prezzi del petrolio che hanno recentemente toccato minimi ventennali.

Il dato più recente del mercato petrolifero resta però ad oggi, la distruzione della domanda a causa dell’impatto economico della pandemia di covid-19: 10 milioni di bpd di domanda globale di petrolio sono scomparsi nell’ultimo trimestre; gran parte di questa distruzione della domanda deriva dall’impatto del covid-19 sull’industria globale delle compagnie aeree in un calo record del consumo di carburante per aerei. 

La duplice dinamica dell’eccesso di offerta e del record distruzione della domanda crea il peggiore scenario per i mercati petroliferi globali almeno per il resto del 2020.

Un taglio di 10 milioni di bpd farà sì che l’offerta e la domanda del mercato si stabilizzino più velocemente; un accordo potrebbe anche fissare un nuovo livello minimo per i prezzi, possibilmente nella fascia dei 30 dollari invece dell’attuale fascia dei 20 dollari. Senza un accordo di riduzione della produzione, il petrolio a 10 dollari è ancora una possibilità

Graziella Giangiulio