Estrazioni petrolifere artiche 2015-2030

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REGNO UNITO – Londra 07/07/0215. Secondo uno studio del World Petroluem Council nel 2030, la quota più grande del petrolio artico sarà quella della Russia, 55 per cento, seguita da Norvegia, Canada e Stati Uniti.

Tra il 2015 e il 2030, la Russia estrarrà il 55 per cento di tutto il petrolio e il gas dalla piattaforma artica, aumentando la produzione di 3,6 volte (2,2 milioni di barili al giorno).
Dopo la Russia, verrà il Canada, destinato ad aumentare la sua produzione da 200mila Bpd a 900mila nel corso dei prossimi 15 anni, seguita da Norvegia, da 100mila a 700mila Bpd, e poi gli Stati Uniti, con la produzione in Alaska, da 50mila Bpd, a 150mila Bpd. Lo studio, prodotto dalla società norvegese Rystat Energy prevede che la maggiore crescita avverrà dopo il 2020, quando il prezzo del petrolio dovrebbe arrivare a 100 dollari al barile e stimolare una maggiore produzione.
I principali driver di crescita per la produzione artica russa dovrebbero essere i progetti Sakhalin (mare di Okhotsk), il giacimento Shtokman (mare di Barents), e i campi Prirazlomnoye e Dolginskoye (mare di Pechora). Secondo il Wpc, due dei tre siti più promettenti per l’estrazione di idrocarburi appartengono già alla Russia: i blocchi artici nel mare di Kara hanno le maggiori prospettive, con potenziali riserve di più di 90 miliardi di barili, seguiti dai campi nel mare di Barents e Mare di Pechora, dove ci sono riserve di 55 miliardi barili. Al terzo posto è l’Alaska, con riserve stimate a 38 miliardi di barili. Lo studio Wpc stima che nel 2030, circa l’80 per cento delle riserve di idrocarburi dell’Artico sarà ancora inesplorato.