Petrobras sul viale del tramonto

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BRASILE – Rio De Janeiro. A quanto pare il Brasile da qui a poco dovrà fare i conti con il problema “energetico”. L’estrazione di greggio tanto sbandierata nei mesi, anni scorsi, che ha dato vita anche a prodotti finanziari specifici da parte del Governo, non è così “produttiva”.

L’estrazione dell’oro nero in Brasile è in calo e il famoso greggio, quello nascosto sotto gli strati di sale nel profondo dell’Oceano al momento non è pervenuta. Le importazioni di benzina stanno aumentando rapidamente, esponendo il Brasile alle insidie dei mercati energetici. In calo anche la produzione di etanolo, una volta la migliore e la più elevata del mondo, mentre ora il Brasile importa dagli USA.
Petrobras come è evidente non riesce più a soddisfare la richiesta di energia del Paese. Gli ostacoli all’estrazione del petrolio pré-sal si stanno rivelando costosi si a in termini di economia sia in termini di produzione di energia. Non solo, l’azienda, che ha avuto da parte del Governo un mandato per acquistare navi, piattaforme politiche e altre attrezzature sta diventando una sorta di super burocrate di stampo pubblico lento e ingessato non in grado di affrontare la velocità del mercato. Il Brasile dopo un PIL al 7,5% per cento nel 2010, è sceso a meno dell’1 per cento l’anno scorso. Sorpassato nella crescita da colossi neonascenti come Messico e Perù. E se da un lato è vero che Messico e Perù sono in fase di ascesa partendo da economie disastrate, il Brasile non riesce a potenziare il mercato interno in maniera omogenea. Si è creata una sorta di macchia di leopardo dello sviluppo del mercato interno.
La nazionalizzione del Brasile, vista e spesso chiosata come protezionismo, sta rallentando la crescita e le prime a soffrirne sono le grandi aziende locali. Petrobras era seconda in valore solo a ExxonMobil tra le società energetiche quotate in borsa. Mentre ora vale meno della compagnia petrolifera nazionale della Colombia.
Questo perché le aziende come Petrobras sono state utilizzate dal presidente Rousseff per creare posti di lavoro, controllare l’andamento dell’inflazione avendo in cambio dal governo centrale l’esclusività, l’assenza di concorrenti sul mercato.
Rousseff ha spiegato, anche recentemente in un discorso pubblico, che la priorità del suo governo era quella di sollevare milioni di brasiliani dalla povertà. Progetto che sta portando i suoi frutti con una disoccupazione al 5,4%. Questo però toglie risorse agli investimenti e quindi all’ammodernamento degli impianti, il rischio è in estrema sintesi che il gigante sparisca a poco a poco lasciando i brasiliani al buio.