Perù, carbone e cocaina

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PERU’ – Trujillo 02/09/2014. Dopo le ingenti misure di sicurezza disposte per il trasporto aereo dal Ministro degli Interni Daniel Urresti Elera che ha lavorato in questi ultimi giorni con gli organi di polizia regionale di Lima, del distretto di Callao e con gli uomini della Dirección Tránsito y Seguridad Vial, sono stati illustrati presso la base dello “Squadrone Verde” i dettagli dell’ “Operazione Carbonero”, il più grande sequestro di cocaina mai registrato nella storia del Perù. Si tratta infatti di 7,6 tonnellate di cocaina pura, ma la cifra sembrerebbe destinata a salire fino a 10 tonnellate. Lo ha riferito in conferenza stampa il gen. Vicente Romero, della polizia antinarcotici.

Il valore dello stupefacente nel continente europeo sarebbe stimato in 337 mln di euro, contro i 9 mln del prezzo di acquisto sul mercato peruviano di Trujillo, dove la cocaina viene venduta per circa 1200 dollari al kilo.
La droga era nascosta all’ interno di un carico contenente rocce di carbone, distrutte in seguito dagli agenti dell’antinarcotici che hanno avuto un bel da fare per estrarla dalle rocce. In seguito si è provveduto a trasferirla su un aereo militare atterrato alle 8:45 a.m. di ieri mattina (ora locale) all’aeroporto Jorge Chavez di Lima. Il governo peruviano attraverso una nota emessa dall’ Oficina de Comunicaciòn Social del Ministero degli Interni riferisce che l’operazione di polizia è stata eseguita in un deposito di Valdivia Baja, Huanchaco (Trujillo) a 585 km dalla capitale. L’ intervento secondo gli investigatori avrebbe inferto un duro colpo al narcotraffico internazionale nel suo legame con i cartelli messicani. Nei pressi della fabbrica-deposito sono stati redatti 1745 verbali, si è provveduto al sequestro di 27 veicoli ad uso privato, sono stati recuperati 15 veicoli rubati, e denunciate 29 persone altamente positive all’etilometro. Sedici le unità impegnate nella gestione del traffico locale. Disarticolate 8 bande criminali per un totale di 113 arresti e 60 indagati, tra i quali si registra un caso di corruzione di funzionari pubblici. L’operazione si è svolta sotto il coordinamento del direttore generale della polizia nazionale, il gen. Jorge Flores Goigochea. Tra gli arrestati sei peruviani e due messicani, tra i quali Lee Rodriguez Torres conosciuto come “El Duro”, presunto affiliato all’ organizzazione criminale del cartello della Sinaloa, con mansioni di rappresentante nella zona di Huanchaco. Secondo alcuni calcoli degli uomini della Divisiòn de Investigaciones Especiales de la Direcciòn Antidrogas (Divinesp), l’organizzazione avrebbe gestito traffici di cocaina per 20 tonnellate negli ultimi 4 anni, organizzando almeno 25 spedizioni. In merito a queste numerose rimesse, purtroppo, al momento non si dispone di ulteriori notizie.
Le indagini che hanno portato alla conclusione dell’ “Operazione Carbonero” sono iniziate nel novembre del 2013, dopo che la polizia aveva scoperto a Trujillo un carico di pietre di carbone dentro le quali si nascondevano 141 kg di polvere bianca. A quel punto la Direcciòn Antidrogas coadiuvata proprio dalla DIE mette sotto osservazione tutte le esportazioni delle compagnie “Carboniferas Alfa & Omega” e “Betas Andinas de Perù”, società costituite rispettivamente il 26 di marzo del 2011 e 26 settembre 2012 a Trujillo. Dall’ analisi approfondita dei dati delle due aziende verrà osservato come l’ acquisto e il traffico verso Spagna e Belgio di carichi di pietre di carbone fosse cresciuto in maniera esponenziale arrivando al numero sospetto di almeno tre spedizioni al mese, di pari passo con il fatturato in crescendo delle due società, mentre il capitale inizialmente investito per la costituzione di queste imprese, che acquisteranno numerosi mezzi pesanti in breve tempo, appare piuttosto esiguo. Dalle intercettazioni telefoniche a carico di Nancy e Carlos Altamirano Flores e di Luis Tinta Jara e Nestòr Herrera Villanueva è stato possibile tracciare oltre ai loro profili anche l’ origine dei capitali, ma soprattutto i collegamenti con i rappresentanti del cartello della Sinaloa che verificavano personalmente, attraverso la figura de “El Duro” il ciclo di esportazione dello stupefacente verso i paesi europei. L’ operazione è stata condotta utilizzando, come avviene negli ultimi anni per le indagini internazionali la tecnica della “remesa controlada” (spedizione controllata) che permette alla droga di uscire dal proprio territorio verso uno o più paesi, sempre con la supervisione delle autorità del paese di destinazione, in maniera da poter identificare e ricostruire la rete dei trafficanti. Questi ultimi, sul versante dei produttori, potevano contare su cinque depositi, situati proprio nei pressi di Huanchaco. Dal primo deposito, al km 10 proprio della carretera Huanchaco la cocaina proveniente dalla valle dei fiumi Apurimac, Ene e Mantaro (Vraem), dove i narcoaeroplanini la prelevano al ritmo di 500 kg per ogni carico, veniva inizialmente stoccata passando poi per i depositi 2 e 3, da Chimù fino alla quadra 7 del Jiron Tupàc Amaru, nella zona di Villa del Mar. Qui le pietre di carbone venivano perforate per sistemarci dentro la droga e poi ricoperte con gli stessi frammenti di roccia incollati. L’ imballaggio verrà effettuato nei depositi 4 e 5 di Valdivia Baja, da li pronto per essere trasportato via mare dai porti di El Callao in Lima e da quello di Paita, a nord vicino al confine con l’ Ecuador. Destinazioni finali, stando alle parole del generale Romero sarebbero principalmente Spagna e Belgio. All’operazione avrebbe collaborato anche la Dea statunitense.
Intanto due giorni fa nel porto di Gioia Tauro, secondo l’emittente televisiva locale Reggio TV, i funzionari dell’ufficio antifrode dell’Agenzia delle Dogane hanno sequestrato un carico di 55 kg di cocaina purissima proveniente dal Perù. La droga è stata trovata all’interno di un container grazie ad un lavoro meticoloso di incroci documentali e controlli eseguiti con apparecchiature scanner.