PAKISTAN. Sta per uscire il medico che fece scoprire Bin Laden alla CIA

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Le autorità carcerarie pakistane hanno traferito il medico, già in carcere, che si ritiene abbia aiutato la Cia a dare la caccia a Osama bin Laden. La denuncia è stata fatta dal suo avvocato il 28 aprile, dicendo che potrebbe essere un preludio al suo rilascio e ripresa da Reuters. 

La continua detenzione di Shakil Afridi è stata a lungo fonte di tensione tra il Pakistan e gli Stati Uniti, che hanno interrotto gli aiuti militari accusando il Pakistan di continuare a proteggere i talebani che combattono i soldati statunitensi e afghani oltre il confine in Afghanistan.

Afridi sarebbe stato trasferito nella prigione di Adiala a Rawalpindi, vicino alla capitale Islamabad, ma le ragioni non sono chiare e possono semplicemente essere legate alla sicurezza. L’avvocato di Afridi, Qamar Nadeem, ha confermato il trasferimento del suo cliente, ma ha detto che non era sicuro di dove si trovasse ora. Afridi è stato accusato di tradimento dopo la diffusione della notizia che ha aiutato la Cia a raccogliere campioni genetici della famiglia bin Laden, aprendo la strada a un’incursione nella Marina degli Stati Uniti nel 2011, nella città di Abbottabad, in cui è rimasto ucciso il leader di al-Qaeda.

Afridi è stato arrestato giorni dopo l’operazione statunitense, definita dal Pakistan una violazione della sua sovranità, con l’accusa di aver aiutato i terroristi. Il medico è stato condannato a 23 anni di carcere per finanziamento del terrorismo. Questa accusa è stata ribaltata nel 2013, ma il suo avvocato ha affermato che deve scontare altre condanne. Afridi, infatti, ha anche affrontato un processo per omicidio legato alla morte di un paziente più di un decennio fa.

Nel gennaio 2017, l’allora ministro della Giustizia pakistano, Zahid Hamid, aveva detto che il paese non avrebbe rilasciato Afridi sotto alcuna pressione degli Stati Uniti: «Afridi ha lavorato contro la legge e il nostro interesse nazionale, e il governo pakistano ha ripetutamente detto agli Stati Uniti che, secondo la nostra legge, ha commesso un crimine e stava scontando la condanna prevista».

Tuttavia, Afridi recentemente aveva avuto la sua ultima condanna ridotta a sette anni con un provvedimento di clemenza ed aveva già scontato all’incirca quel periodo di tempo: «Quindi, penso che possa essere rilasciato molto presto», ha detto Nadeem.

Lucia Giannini