Collusione militanti islamici e politica pakistana

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ITALIA – Roma 23/02/2016. «Si può accettare o meno, ma è un dato di fatto che la maggior parte dei partiti politici nazionali in Pakistan, direttamente o indirettamente, stanno sostenendo i militanti islamici».

Con questa dichiarazione del giornalista pakistano Sattar Rind, pubblicata sul magazine Tuck, si apre una interessante analisi sulla presenza di gruppi militanti islamici nel paese asiatico.
Rind esclude tre partiti: il Partito Popolare Pakistano (Ppp), Awami National Party (Anp) e Muttahida Qaumi Movement (Mqm), perché nella loro storia hanno affrontato gravi minacce e avuto le loro vittime, uccise in nome dei principi porta avanti.
Gli altri partiti, il Pakistan Muslim League Nawaz (PmlN), Quaid-e-Azam (Pml Q) e Tehreek-e-Insaf (Pti), sarebbero compromessi più o meno completamente.
Il primo ministro del Punjab, Shehbaz Sharif, fratello minore del primo ministro pakistano Nawaz Sharif e leader di PmlN, in un commento all’attentato di Lahore, ha detto che i militanti avrebbero dovuto risparmiare la provincia del Punjab poiché sanno che «non era contro di loro».
Rind poi racconta una storia popolare che riguarda Nawaz Sharif, Benazir Bhutto e Osama bin Laden: «Nawaz Sharif, una volta ha incontrato Osama bin Laden per avere indicazioni e denaro per corrompere i membri dell’Assemblea nazionale affinché Benazir Bhutto fosse allontanata dal governo attraverso un voto di sfiducia nel’Assemblea nazionale, nel 1989.
Per gli islamisti, una donna sarebbe un grande peccato e un cattivo auspicio se fosse diventata il capo di un paese musulmano (…) Quindi hanno iniziato la pianificazione ed è stato dato un incarico speciale al vicecomandante pro tempore dell’Isi, generale Imtiaz e al suo braccio destro, maggiore Amir, per manipolare i membri dell’assemblea o corrompendoli o minacciandoli. D’altra parte Osama bin Laden ha avuto colloqui con Ramzi Yousef – uno di quelli che ha attaccato il World Trade Center.
Quest’operazione, che va sotto il nome di Midnight Jackal, non è però riuscita. In qualche modo Benazir Bhutto è sopravvissuta a entrambe le azioni, la mozione di sfiducia e le minacce sulla sua vita, ma fu ben presto rimossa dal governo per corruzione dall’allora presidente del Pakistan, Ishaq Khan.
Si presume, che dopo aver sfiduciato il suo governo, che Khan abbia detto a Nawaz Sharif di “aver ucciso” Benazir Bhutto e che ora occorreva seppellire il suo corpo politico, indicando che conosceva l’intero piano di Nawaz Sharif, dell’Isi e di Osama Bin Laden.
Nawaz Sharif alla fine è diventato per la terza volta il primo ministro e non c’erano speranze che non avrebbe ripetuto i suoi errori del passato. Ma ben presto ha cercato di evitare l’azione tanto attesa contro i militanti».
Anche il partito di Imran Khan, il Pti, ha avuto il sostegno dei militanti islamici tanto che Khan ha «iniziato a protestare contro gli attacchi dei droni sui nascondigli talebani nel Nord Waziristan, anche offrendo ai talebani la possibilità di aprire i loro uffici nel Khyber Pakhtunkhwa (Kpk)».
«Nawaz Sharif ha quindi creato un team per i colloqui con i talebani (…) sorprendentemente tre dei membri del team di governo erano sostenitori irriducibili dei talebani», afferma il giornalista pakistano: «uno era l’ex maggiore dell’Isi Amir, che è rimasto consulente strategico dei talebani, ufficialmente o ufficiosamente (…) il secondo era Maulana Sami ul Haq che non ha mai nascosto il fatto che tutti i leader talebani avessero acquisito una formazione islamica sotto la sua supervisione e nella sua madrasa. Ha sempre definito “figli miei” i militanti (…) il terzo era il consulente del governo di Nawaz Sharif Irfan Siddiqui, un giornalista di professione e devoto sostenitore di Al-Qaeda, ha scritto una serie di articoli a favore dei leader di Al-Qaeda, in particolare Ayman al-Zawahiri.
Ha anche scritto articoli sul leader talebano Maulana Fazlullah, definendolo un grande leader; è la stessa persona che ha inviato persone a uccidere 146 persone, in cui 134 erano studenti, alla scuola pubblica dell’esercito a Peshawar (…) il quarto membro era Rahimullah Yusufzai, editor di un innocuo giornale inglese a Peshawar ed esperto di questioni Afghanistan». Un gran numero di gruppi militanti sono basati nel Punjab e i loro leader non solo ci vivono la lì hanno le loro madrase e grande influenza sul governo dello stato, iniziando anche a decidere chi sarà un membro dell’assemblea nazionale e chi no «in ultima analisi il PmlN ha fatto quello che i militanti desideravano».
Per Rind negli ultimi cinque anni, il numero di madrasse è aumentato in Pakistan e nessuno ha provato ad arrestarlo; nel Sindh c’è stata una invasione di gruppi vietati, che hanno aperto madrasse e pagato i genitori degli studenti per mandare i figli lì.