Osint Jihad

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SIRIA – Damasco. Centinaia di europei si sono spostati in Siria dall’inizio della guerra civile per combattere contro il presidente Bashar al-Assad. Un’analisi Osint, durata un anno, effettuata dal King’s College di Londra su centinaia di messaggi di martirio postati sui siti web jihadisti e su centinaia di articoli di stampa arabi e occidentali, ha scoperto che oltre 600 persone provenienti da 14 Paesi, tra cui Regno Unito, Austria, Spagna, Svezia e Germania, avevano preso parte al conflitto fin dal suo avvio nel 2011.

Il più grande contingente, ha rilevato lo studio, è venuto dal Regno Unito, con stime di combattenti che vanno dai 28 ai 134. Le cifre per Belgio, Paesi Bassi e Irlanda arrivano a circa 200 combattenti cadauno e si tratta dei paesi i più significativi, tra i 30 e 92 dalla Francia, tra i 14 e gli 85 dal Belgio. Altre nazioni di origine nello studio Albania, Finlandia e Kosovo. I combattenti europei sono arrivati ad essere tra il 7% e l’11% del contingente straniero in Siria, che variava tra le 2.000 e le 5.500 persone, secondo i ricercatori londinesi sarebbero almeno 110 gli europei impegnati in combattimento.

L’ampia forbice dei risultati deriva dal confronto delle storie interamente documentabili nel loro complesso, avvisa il centro inglese. Nessuno ha davvero tracciato tutti i combattenti in tutta Europa, si tratta di una raccolta di dati open source, infatti. Per il King’s College, le cifre, anche se relativamente piccole, hanno dimostrato quanto velocemente i jihadisti si sono mobilitati per rispondere alla chiamata al conflitto.

Si tratta del dato più alto ad oggi rispetto a qualsiasi altro conflitto oltre l’Iraq. Ma l’Iraq, si legge nello studio, è andato avanti per anni. In Siria, in un anno solo, la mobilitazione è stata efficace  poiché si può già parlare di migliaia di combattenti stranieri, con un livello che il conflitto iracheno ha raggiunto solo dopo anni.

Basilare fonte d’informazione per la ricerca si sono rivelati gli annunci della morte dei combattenti: i gruppi jihadisti raccontano nel dettaglio le morti dei martiri inviando un messaggio per reclutarne altri. Nel contempo si riescono a collettare una serie di informazioni utili per la ricerca.