OMAN. Il petrolio schizza verso l’alto dopo l’attacco alle petroliere

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Il petrolio è schizzato verso l’alto dopo gli attacchi a due petroliere nel Golfo di Oman, vicino allo Stretto di Hormuz, attraverso il quale viaggia circa il 20% della produzione mondiale di petrolio, poche settimane dopo un precedente incidente nella regione, creando forti preoccupazioni per potenziali interruzioni delle forniture.

Il greggio americano è arrivato a un +4,5%; l’incidente alimenta il timore che gli sforzi diplomatici non evitino un confronto militare tra l’Iran e gli Stati Uniti; se il rischio di conflitto ha aumentato i prezzi, i guadagni sono stati bloccati dalle preoccupazioni per la debole domanda globale.

L’aumento registrato fa seguito alla recente debolezza dei futures, che hanno vacillato sull’escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e sull’aumento delle scorte americane. La prospettiva di un conflitto in Medio Oriente è aumentata da quando l’amministrazione Donald Trump ha annunciato l’intenzione di inasprire le restrizioni alle esportazioni di petrolio dalla Repubblica Islamica, membro OPEC. L’incidente del 13 giugno arriva appena un mese dopo che quattro navi, tra cui due petroliere saudite, sono state sabotate in quello che gli Stati Uniti hanno detto essere un attacco iraniano che ha visto l’utilizzo di mine navali. Teheran ha negato l’accusa, e nessuno ha rivendicato la responsabilità dell’assalto. A seguito delle sanzioni più severe dell’amministrazione Trump contro la Repubblica Islamica, si è rivolta al suo avversario politico, l’Arabia Saudita, per mantenere i mercati globali del greggio adeguatamente riforniti.

L’ultimo episodio potrebbe porre le basi per una tesa riunione OPEC nelle prossime settimane per decidere i livelli di produzione petrolifera per la seconda metà dell’anno. Il gruppo sta lottando per stabilire una data precisa, dato che la disputa saudita-iraniana blocca ancora una volta la sua capacità decisionale.

Nelle ultime settimane, il mercato del petrolio è stato in preda al panico per la percepita debolezza della domanda di petrolio e la notizia delle petroliere nel Golfo di Oman ha fatto fare il balzo.

La chiamata di soccorso via radio dalla nave Front Altair ha detto che la nave era “sotto attacco e in fiamme” tanto da abbandonare la nave ha solo innescato la crisi. La petroliera Front Altair di Frontline trasportava nafta dal Golfo Persico a Taiwan.

Kokuka Sangyo, l’operatore giapponese della seconda nave, ha detto di essere stata attaccata due volte, a tre ore di distanza l’una dall’altra, costringendo l’equipaggio ad evacuare. La petroliera trasportava 25.000 tonnellate di metanolo dall’Arabia Saudita all’Asia. L’emittente pubblica giapponese NHK, citando l’amministratore delegato di Kokuka Sangyo, ha detto che la nave è stata colpita da un proiettile e e che considerava l’incidente un “attacco ostile”. L’altra petroliera, di proprietà della Norway’s Frontline Ltd., ha subito tre colpi, ha detto l’Autorità Marittima Norvegese. Entrambe le navi sono state evacuate, gli equipaggi sono rimasti illesi.

Lucia Giannini