Snowden: effetto valanga in Indonesia

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INDONESIA – Giacarta 20/12/2013. Le nazioni del sud asiatico hanno guardato con preoccupazione la serie di rivelazioni fatte da Edward Snowden sulle operazioni di spionaggio telematico che hanno coinvolto i governi occidentali.

Il 31 ottobre sommo stati pubblicati una serie di documenti sulle operazioni di ascolto fatte dagli Stati Uniti, tramite le sue ambasciate, in alcuni paesi asiatici. Ma lo scandalo e le reazioni non hanno riguardato solo le operazioni degli Stati Uniti. L’Indonesia ha aperto un contenzioso diplomatico con l’Australia per l’attività di monitoraggio dell’intelligence australiana sulle telefonate del presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono e dei suoi ministri; fatto questo che ha indotto la nazione asiatica a ritirare il proprio ambasciatore dall’Australia. Governi e utenti asiatici hanno sempre manifestato preoccupazione per le proprie libertà, per la sicurezza informatica e internet e stanno prendendo una serie di misure per proteggere le proprie reti da attacchi informatici, rafforzando la propria capacità di controllo del web. Singapore sta investendo oltre 100 milioni di dollari in nuove strutture di cyber-difence, l’Indonesia sta preparando lo sviluppo di un cyber-esercito, integrato nelle strutture militari esistenti. L’aumento della capacità nazionali di cybermonitoring potrebbero avere effetti negativi sulle possibilità dei cittadini di accesso alla rete e alle informazioni in Asia: già oggi i media regionali sono spesso soggetti a una pesante sorveglianza del governo, e nessun paese della regione è nella top 30 della libertà di stampa secondo il Free press index 2013 di Reporters Sans Frontières. Se è ben noto il Great Firewall cinese, lo sono anche le restrizioni sempre più onerose per la registrazione di Singapore, che hanno costretto molti siti indipendenti di news a chiudere. In Malesia, prima del contenzioso elettorale dello scorso anno, video e articoli su e dell’opposizione sono stati oggetto di attacchi Ddos, ad esempio.