NETCAR: le future cyberformiche

285

di Vittorio D’Orsi ITALIA – Roma, 08/12/2016. È dall’inizio della Storia che l’uomo orienta le proprie invenzioni replicando ciò che conosce dalla natura. Basti pensare ai primi strumenti di volo di Leonardo Da Vinci, oppure alla (forse) meno nota “architettura di Von Neumann”, che disegna le funzioni principali di un elaboratore-computer, separando la memoria dall’unità aritmetica e logica, in un modo simile (concettualmente) a quanto avviene per i primati, genere umano compreso.

I nuovi sistemi di comunicazione fra le automobili hanno molto in comune con la più vasta famiglia di insetti imenotteri oggi conosciuta. Mentre infatti, già ad oggi, sono presenti sul mercato auto dotate di radar e di sistemi di riconoscimento dei cartelli stradali, piuttosto che dei pedoni, con una “visione individuale” dell’autovettura (anche satellitare), a breve i diversi mezzi di trasporto saranno fra loro interconnessi.
Le possibilità che si aprono di fronte alla connettività dei mezzi pubblici e privati sono “straordinarie”, ed in parte sono state anticipate da alcune “app” di tipo social (come Waze), che segnalano code o incidenti su determinati percorsi.
Ma connettere le auto su un’unica rete può fare molto di più. Se infatti già soltanto 6 o 7 vetture nella mia stessa direzione sono costrette ad effettuare una brusca frenata, in seguito ad un incidente, la mia auto potrà segnalarmi (con comunicazione vocale, facendo vibrare il volante) che è necessario rallentare, o potrà rallentare lei stessa, adeguando la velocità all’imminente blocco, aggiornando istantaneamente il navigatore per individuare un percorso alternativo, qualora possibile.

Esattamente come comunicano fra di loro le formiche che, pur non essendo dotate di un cervello particolarmente sviluppato, costituiscono in realtà un “social brain”, ovvero sono socialmente così strutturate da poter essere considerate, complessivamente un “super organismo” dotato di un “meta cervello”, unico, seppur separato in diverse entità fra loro colloquianti: un cervello collettivo. Avete mai provato ad interrompere una fila di formiche? La trasmissione di segnali chimici basati su feromoni consentirà la riorganizzazione immediata della fila, secondo un nuovo percorso “ottimizzato”.

Il sistema di interconnessione fra mezzi di trasporto potrà, via via, alimentarsi con nuove funzioni. Se alcune strade fossero dotate di RFID attivi (come le autostrade, per esempio, ma anche nei varchi del centro città), i limiti di velocità potrebbero essere automaticamente regolati. Oppure, un auto “intelligente” può essere in grado di riconoscere il livello di attenzione del proprio autista (o il sonno, o il tasso alcolemico, o il battito cardiaco, ecc.) intervenendo – laddove necessario – in sostituzione di chi guida, distanziandosi ad esempio dalle altre auto, o scegliendo strade meno trafficate.

C’è da chiedersi come sia possibile rispettare la privacy dell’automobilista, nel momento in cui le “netcar” dovessero essere sul mercato (…a breve…) e di chi sarà la responsabilità in caso di incidente: chi gestisce il cervello collettivo dei trasporti?
Per non parlare delle possibilità di “bachi” software o… virus. Quanto è attaccabile un sistema dinamico di gestione del traffico, gestito attraverso la rete? Sono domande di fronte alle quali ancora non c’è una piena presa di coscienza, mentre la tecnologia avanza a ritmi impressionanti.

Certo è che in città come Roma e Milano, qualora si diffondessero le netcar, il concetto stesso di automobile verrebbe in qualche modo meno, in quanto il piacere stesso della guida (se di questo si può parlare nelle ore di punta) sarebbe assolutamente limitato ad una serie di controlli automatici, fino ad arrivare sostanzialmente ad auto che si guidano da sole.
A questo punto avrebbero molto più senso (data la velocità raggiungibile) costruire lunghi tapis roulant sotterranei, o sopraelevati, che consentano di attraversare interi quartieri senza rimanere nel traffico.

Oppure, utilizzare unità modulari ecologiche, come le futuristiche “Next future mobility”… interconnesse, componibili e riscomponibili, secondo percorsi ottimizzati.

Come gruppi di formiche, appunto.