NAGORNO KARABAKH. Washington e Mosca sono dalla stessa parte

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Sugli scontri tra Armenia e Azerbaigian sulla regione del Nagorno-Karabakh, Washington sembra assumere una posizione simile a quella di Mosca. Il Consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Robert O’Brien ha affermato che la soluzione del conflitto nel Karabakh è una questione politica in cui Russia e Stati Uniti sono dalla stessa parte.

«C’è un conflitto ora in corso tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Questa è un’area in cui siamo dalla stessa parte, lo condividiamo, cerchiamo di portare la pace nella regione», ha detto O’Brien parlando a Las Vegas, riporta RIA Novosti «Quindi ci sono aree in cui possiamo e dobbiamo cooperare». Le osservazioni di O’Brien sono arrivate giorni dopo la sua conversazione telefonica con il primo Ministro armeno Nikol Pashinyan il 4 ottobre. Pashinyan ha riferito di aver sollecitato l’assistenza per fermare gli scontri nella zona del conflitto, riporta Caspian News.

La posizione della Russia sugli scontri è stata chiarita dal presidente Vladimir Putin in una recente intervista: ha affermato che gli scontri non si svolgono nel territorio dell’Armenia e che le garanzie di sicurezza della Russia per l’Armenia non si estendono al di fuori dei suoi territori. Le osservazioni del leader russo sono state viste come una risposta alle telefonate consecutive del premier Pashinyan al Cremlino, che si dice mirino a cercare il sostegno di Mosca nelle battaglie in corso.

In precedenza, i presidenti di Stati Uniti, Russia e Francia, i tre paesi del gruppo di contatto del Nagorno-Karabakh, mediatore dei negoziati del Gruppo di Minsk dell’Osce, hanno chiesto un immediato cessate il fuoco in una dichiarazione pubblicata congiuntamente. Hanno invitato i leader di Armenia e Azerbaigian a coinvolgere i copresidenti del Gruppo di Minsk e a tornare al tavolo dei negoziati.

Le tensioni tra Armenia e Azerbaigian sono aumentate dopo i pesanti bombardamenti sulle posizioni militari e civili dell’Azerbaigian da parte delle forze armene dispiegate nei territori occupati dell’Azerbaigian il 27 settembre. L’offensiva ha innescato misure immediate di contrattacco da parte delle forze azere. L’intenso dispiegamento di materiale militare sulla linea di contatto da entrambe le parti ha intensificato ulteriormente le ostilità.

Il ministero della Difesa armeno ha confermato 350 vittime militari negli ultimi dodici giorni. Tuttavia, il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha annunciato che circa 2.300 militari armeni sono stati uccisi o feriti durante gli scontri.

L’Azerbaigian non ha segnalato un numero di vittime militari, mentre il bilancio dei morti civili è di 31, insieme ai 164 feriti residenti. Le forze armene, secondo i media azeri, hanno bombardato zone residenziali densamente popolate in diverse città azere, tra cui la seconda città più grande del paese, Ganja e Mingachevir, dove si trova la più grande diga del paese. Inoltre, hanno tentato di far saltare l’oleodotto azero Baku-Tbilisi-Ceyhan il 6 ottobre. Le forze azere stanno bombardando da giorni Stepanakert, capitale dell’Artsakh, come viene chiamata dagli armeni la regione.

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Armenia ha lanciato una campagna militare contro l’Azerbaigian che è durata fino al raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco nel 1994.

Antonio Albanese