NAGORNO KARABAKH. Ecco perché Pashinyan avrebbe firmato la resa

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La conclusione del recente conflitto in Nagorno Karabakh pone una domanda ben precisa: perché Mosca ha permesso che i combattimenti continuassero, visto che l’Armenia, suo alleato e membro della Csto, ha subito gravi perdite? Perché non ha invocato le regole della Csto per aiutare l’Armenia?

La resa virtuale di Pashinian all’Azerbaigian ha poi scatenato violente manifestazioni in Armenia; Nikol Pashinian ha firmato la resa virtuale, dopo ripetuti inviti alla Russia ad aiutare l’Armenia caduti di fatto nel vuoto, riporta OpEdNews.

Nella sua lettera a Putin del 31 ottobre, Pashinyan ha detto che le ostilità si stavano avvicinando ai confini dell’Armenia, ha ribadito che la Turchia appoggiava Baku e ha invocato un trattato del 1997 sull’amicizia, la cooperazione e l’assistenza reciproca tra Mosca e Yerevan. L’Armenia inoltre ospita una base militare russa.

Nella risposta russa il Cremlino fa sapere che fornirà “l’assistenza necessaria” a Yerevan nel caso in cui i combattimenti raggiungessero il territorio armeno: «La Russia fornirà a Yerevan tutta l’assistenza necessaria se gli scontri avranno luogo direttamente sul territorio dell’Armenia», ha detto il ministero degli Esteri russo in una dichiarazione.

Il 7 ottobre poi, su Russia 24, Vladimir Putin ha ribadito l’impegno della Russia nell’ambito dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, Csto, secondo cui un attacco contro uno Stato membro sia considerato un attacco contro tutti gli altri, e che ciascuno di essi sia obbligato a sostenere gli alleati.

Tuttavia, il Presidente russo ha affermato che il conflitto militare non aveva luogo in territorio armeno: «I combattimenti che, con nostro grande rammarico, continuano ancora oggi non si stanno svolgendo in territorio armeno».

È interessante notare che in passato l’Armenia aveva ripetutamente dichiarato che si sarebbe aspettata un’assistenza militare diretta da parte della Csto in caso di ripresa della guerra con l’Azerbaigian.

Si può ritenere che Putin volesse forse punire l’Armenia per le sue politiche pro-Usa e pro-Nato. L’Armenia contribuisce alle operazioni guidate dalla Nato e collabora con gli Alleati e con altri Paesi partner in molte altre aree. Una priorità chiave per la Nato è quella di rafforzare il dialogo politico e di fornire consulenza e assistenza mirate a sostegno degli sforzi di riforma democratica, istituzionale e di difesa in Armenia.

Per questo motivo è forse plausibile che la Russia abbia permesso che i combattimenti continuassero fino a quando l’Armenia non è stata in grado di sostenerli e ha accettato le condizioni di cessate il fuoco favorevoli all’Azerbaigian.

L’accordo permette all’Azerbaigian di mantenere le aree del Nagorno-Karabakh che ha sequestrato durante la guerra e l’Armenia ha accettato di lasciare diverse altre aree nelle prossime settimane. Secondo l’accordo, circa 1.960 soldati russi equipaggiati con armi di piccolo calibro, 90 mezzi corazzati, 380 veicoli e attrezzature speciali saranno dispiegati lungo le linee del Nagorno-Karabakh e il corridoio di Lachin per un mandato di cinque anni, con una proroga automatica di cinque anni se nessuna delle due parti decidesse altrimenti sei mesi prima della data di scadenza.

Graziella Giangiulio