MYANMAR. Nuovo apartheid per i Rohingya?

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I rohingya che ritornano in Myanmar non avranno garanzie esplicite di cittadinanza o di libertà di movimento in tutto il paese, in virtù di un accordo segreto tra il governo e le Nazioni Unite, riporta Reuters. Alla fine di maggio l’Onu ha concluso un accordo quadro con il Myanmar, per consentire a centinaia di migliaia di musulmani rohingya che vivono in Bangladesh di ritornare in condizioni di sicurezza e per scelta, ma non ha reso pubblici i dettagli dell’accordo.

Il memorandum d’intesa (MoU) concordato tra le Nazioni Unite e le autorità del Myanmar è trapelato online. La cittadinanza e i diritti dei rifugiati che ritornano in Myanmar sono stati punti chiave di contesa durante i negoziati sull’accordo per ripristinare il ritorno nello stato di Rakhine. Il memorandum d’intesa stabilisce che «i rimpatriati godranno della stessa libertà di circolazione di tutti gli altri cittadini del Myanmar nello Stato di Rakhine, conformemente alle leggi e ai regolamenti vigenti». Tuttavia, non garantisce la libertà di movimento oltre i confini del Rakhine e non affronta le leggi e i regolamenti che attualmente impediscono ai Rohingya di viaggiare liberamente.

I leader dei rifugiati e i gruppi per i diritti umani affermano che l’accordo non garantisce i diritti fondamentali dei rohingya, circa 700.000 dei quali sono fuggiti da una repressione militare che alcuni paesi occidentali hanno definito “pulizia etnica”. L’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha già definito il memorandum d’intesa un «primo e necessario passo verso la creazione di un quadro di cooperazione» con il governo. Il portavoce del governo del Myanmar Zaw Htay e il ministro della Previdenza Sociale Win Myat Aye non hanno commentato. Il direttore del ministero del Lavoro, Immigrazione e Popolazione ha detto che non era autorizzato a commentare.

I gruppi per i diritti e le agenzie di aiuto hanno affermato che l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, che hanno trascorso mesi negoziando l’accordo, non hanno ottenuto forti concessioni dal governo del Myanmar, in particolare sulle questioni chiave della cittadinanza e della libertà di circolazione. Ma la maggior parte dei leader rohingya dicono che non torneranno senza garanzie di cittadinanza e rifiutano la Carta di Verifica Nazionale, un documento di identità alternativo che il governo del Myanmar sta spingendo a ad accettare, dicendo che classifica i residenti per tutta la vita come nuovi immigrati e non consente la libera circolazione. 

Maddalena Ingrao