MYANMAR. A Yangon sono proibite le moto e anche le bici

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Dal 2003, i motocicli sono stati vietati a Yangon, mentre sei comuni del centro limitano anche l’accesso di veicoli a pedali ed alle bici elettriche.

La ragione del divieto, riporta Channel News Asia,  è confusa: alcuni dicono che si tratta di sicurezza stradale; altri dicono che è una guerra di classe.

Ufficialmente, la Yangon Region Transportation Authority, Yrta, afferma che sono stati banditi perché i motociclisti non rispettavano il codice della strada.

Il divieto ha cambiato radicalmente il modo in cui i residenti dell’ex capitale del Myanmar si muovono per la città. Forti congestioni del traffico e importazioni di auto a buon mercato stanno vanificando le misure delle governo per limitare i problemi del traffico.

Recentemente sono state innalzate le tasse sulle automobili private e le restrizioni alle importazioni ma di un ritorno delle moto nessuno ne parla, anche se Yrta ammette, tuttavia, che è possibile una modificazione della legge.

Al di fuori della cerchia urbana, nelle periferie, le moto possono circolare e i possessori di morto possono fare anche ottimi affari come trasportatori di persone, modello taxi, o di cose. I motociclisti sono giovani migranti disposti anche a infrangere le legge sulle moto. Una multa costa 10000 kyat circa 7,50 dollari, circa la normale paga giornaliera di questi motociclisti. Fiorisce anche il motonoleggio: per 2.000 kyat, un dollaro e mezzo, al giorno si ha un proprio mezzo.

Le forze di polizia, a seconda dei luoghi sembrano avere atteggiamenti più o meno severi.

Una delle principali debolezze nel sistema di trasporto pubblico di Yangon sono i brevi spostamenti all’interno dei comuni della cinta urbana, andare a scuola o fare attività quotidiane. Con le auto fuori dalla portata di molti residenti urbani e la penuria di autobus spostarsi è quasi impossibile.

Nonostante i possibili effetti del ritorno delle moto sul livello di traffico, gli esperti sono divisi anche perché temono un innalzamento del livello di inquinamento.

Yrta starebbe puntando sulla costruzione continua di nuove strade e cavalcavia per fluidificare il traffico. Nel 2017 ha già tentato la riforma della rete di autobus gestita in gran parte da privati, cercando di integrare il Bus Rapid Transit con la ferrovia urbana; inaugurando un programma pilota per i servizi di hovercraft lungo i fiumi Hlaing e Ngamoeyeik.

Purtroppo, l’opzione più ecologica di tutte, le biciclette sono anche sulla lista nera, a causa del mancato rispetto del codice della strada anche stavolta.

Tommaso dal Passo