Amnesty International al Messico: priorità ai diritti umani

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MESSICO – Città del Messico, 20/02/14. A pochi giorni dal plauso internazionale espresso dalla rivista Time, che attribuiva a Enrique Peña Nieto il ruolo di salvatore della Patria in copertina, il Messico torna a far notizia per l’appello rivolto al suo governo da Amnesty International (AI), nota ONG indipendente e comunità globale per la difesa dei diritti umani.

In occasione della sua prima visita nella nazione centroamericana, durante la conferenza stampa tenuta al Centro culturale universitario Tlatelolco, martedì 18 febbraio Salil Shetty, segretario generale dell’Organizzazione, ha presentato un documento che esprime forti preoccupazioni per la situazione di questo Paese. 

Si tratta di un memorandum dal titolo “Le sfide del Messico in materia di diritti umani”, rivolto direttamente a Peña Nieto e consegnatogli da Salil Shetty in una riunione privata precedente alla conferenza stampa. 

L’appello è a porre i diritti umani al centro degli sforzi governativi per migliorare la vita della popolazione, a combattere efficacemente contro l’impunità, le minacce e le gravi violazioni che ostacolano il benessere e il pieno godimento dei diritti fondamentali. 

Secondo il documento, nel mese di marzo prossimo il governo messicano dovrà annunciare formalmente quali raccomandazioni intende adottare tra le 176 proposte come standard internazionali dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2013. L’adozione e la rapida attuazione di misure concrete che garantiscano effetti duraturi rappresenteranno la prova di un impegno tangibile da parte del governo centroamericano rispetto all’assunzione dei propri doveri in materia. 

Pur riconoscendo il contributo attivo del Messico nel rafforzamento dei meccanismi regionali e internazioni, come nel caso del Trattato sul Commercio delle Armi dell’aprile 2013, AI chiede un impegno equivalente che assicuri un progresso reale anche a livello nazionale. 

Come si legge nel documento, il Messico affronta ancora oggi sfide difficili per quel che riguarda lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani. 

La situazione allarmante in molte aree del Paese e le conseguenze della lotta al crimine organizzato e ai cartelli della droga, avviata dalla precedente amministrazione attraverso l’impiego di forze armate, hanno aumentato l’insicurezza e la violenza in molte regioni. 

Proliferano i rapporti sugli abusi commessi dalle forze dell’ordine, come sparizioni forzate, torture e detenzioni arbitrarie, e l’impunità è ancora la norma in tutti i tipi di reato. Chi cerca di aiutare le vittime e denuncia gli abusi, come gli attivisti o i giornalisti, subisce sempre più minacce e aggressioni. Le donne, le popolazioni indigene e i migranti sono troppo spesso oggetto di discriminazione e violenza. Il sistema giudiziario continua a defraudare le vittime, offrendo loro scarsissime possibilità di risarcimento, riscatto o semplicemente verità.

Lodato per le sue riforme politiche ed economiche a livello nazionale e internazionale, il governo messicano si distingue parallelamente per il mancato impegno a difesa dei diritti umani. Secondo AI, sembra che la loro tutela non sia una priorità di questa amministrazione, e dell’agenda del presidente in particolare.  

Da qui nasce l’appello all’esecutivo tutto, tramite una serie di raccomandazioni contenute nel Memorandum. 

Tra queste, AI sollecita l’attuazione della riforma costituzionale del 2011, fondamentale per soddisfare gli standard  internazionali del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. Invita a garantire che tutte le forze dell’ordine e di sicurezza, come i gruppi di autodifesa, rispettino le norme internazionali sull’uso della forza, prevenendo e sanzionando qualsiasi abuso, così da evitare il ripetersi di episodi come quelli verificatisi nel Michoacán. 

Riguardo ai desaparecidos, l’Organizzazione suggerisce l’urgenza di creare un archivio nazionale chiaro e completo insieme a meccanismi federali e statali rapidi ed efficaci per la ricerca degli scoparsi. Esorta poi ad avviare misure che garantiscano l’assistenza sociale necessaria ai familiari.

In merito al sistema giudiziario, AI invita a garantire indagini e processi efficaci e imparziali per tutti i casi di tortura e maltrattamenti, troppo spesso considerati reati minori, includendo valutazioni mediche indipendenti come prova nei processi. Si suggerisce poi una riforma penale più favorevole alle vittime, che escluda l’ammissibilità di prove ottenute illegalmente, sotto tortura per esempio, e che abolisca finalmente l’istituto della detenzione arbitraria senza accuse. 

Segue un invito alla riforma del Codice di Giustizia Militare al fine di assicurare le indagini, la persecuzione e il giudizio per violazioni dei diritti umani commesse da personale militare. 

Per la protezione dei migranti, donne e bambini in particolare, secondo AI occorrono misure che mettano fine alla violenza di cui sono vittime: sequestro, tratta, abuso sessuale, omicidio. Bisogna perseguire le bande criminali e i funzionari pubblici responsabili dei reati, garantire ai migranti un giusto processo e diritti fondamentali come quello all’assistenza legale o ad un interprete. 

Per AI, la difesa degli attivisti per i diritti umani e dei giornalisti, che per il loro lavoro subiscono attacchi, minacce, intimidazioni, sequestri, etc., deve passare per l’adozione di un approccio sistemico che garantisca loro libertà d’azione, un appoggio politico, economico e di risorse umane, oltre ad azioni concrete per bloccare l’impunità dei responsabili. 

Fondamentale e urgente è anche l’azione contro la violenza di genere, abuso sessuale e femminicidio in particolare. Immediata deve essere poi la tutela delle comunità indigene, cui garantire diritti fondamentali come la salute, l’istruzione e l’accesso ad altri servizi essenziali. 

«I diritti umani sono stati relegati a funzioni amministrative di medio rango della segreteria di governo e di altre istituzioni con autorità e capacità limitate per determinare cambiamenti sostanziali», scrive AI sul documento.

«L’esperienza di Amnesty International nel mondo insegna che quando un governo vuole realmente cambiare la cultura prevalente di violazione dei diritti umani e di impunità, deve dimostrare di essere pronto a farne una vera priorità politica, e non una mera posa retorica su impegni internazionali; (…)».