MAROCCO. Marrakesh soffoca nella grande crisi del turismo

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Con le restrizioni imposte dal governo per arginare la diffusione del nuovo coronavirus, l’industria del turismo da cui dipende Marrakesh si è fermata.

Ora il sito dell’undicesimo secolo, patrimonio Unesco, è quasi vuoto, e la città si trova ad affrontare una crisi senza precedenti.

Di solito brulicante di gente, la piazza Jamaa El Fna è solitaria e priva di musicisti, venditori di souvenir e chiromanti che normalmente svolgono il loro mestiere. A metà marzo il Marocco ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria e ha chiuso le frontiere per impedire la diffusione del coronavirus, riporta Arab News.

La nazione nordafricana ha registrato oltre 1.500 morti per coronavirus e più di 86.600 casi confermati. Nel labirinto di vicoli che partano dalla Jamaa El Fna, le stradine un tempo piene di bancarelle che vendevano di tutto, dalle pantofole alle spezie, sono in gran parte chiuse.

Solo alcune sono aperte, ma i negozianti hanno poche speranze.

Dopo che le restrizioni iniziali della pandemia sono state allentate, i commercianti e gli operatori turistici speravano che il turismo interno potesse mitigare le loro perdite. Ma poi l’annuncio a sorpresa di nuove restrizioni, tra cui la chiusura di Marrakesh e di altre sette città, ha mandato in frantumi le speranze di una ripresa.

L’anno scorso, la città ha attirato tre dei 13 milioni di turisti che sono andati nel paese. Sui social media, ci sono chiamate per “salvare” la città, con molti che usano l’hashtag “Marrakesh soffoca”.

Ma molti sono anche preoccupati per la stessa crisi di Covid-19, viste le immagini di di pazienti affetti dal virus che vengono immense nella social sfera. Molte mostrano pazienti che dormono sul pavimento dell’ospedale di Marrakesh. I laboratori di analisi della città sono stati sopraffatti.

Marrakesh, insieme alla capitale economica Casablanca, è tra le città più colpite dalla pandemia. Come tutti i governi, le autorità devono soppesare le misure di isolamento con la necessità di mantenere viva l’economia.

I dati ufficiali prevedono che la pandemia potrebbe spingere il Paese nella peggiore recessione dal 1996, con una contrazione di oltre il cinque per cento del Pil.

Molti sono scesi in strada per protestare, chiedendo aiuto al governo: «Il coronavirus non avrà il tempo di ucciderci, la fame se ne occuperà prima», si leggeva in uno striscione tenuto dai manifestanti a Marrakech l’11 settembre.

Gli operatori turistici si aggrappano a un barlume di speranza, con la parziale apertura delle frontiere, il governo infatti permette ai viaggiatori che non hanno bisogno di un visto per volare in Marocco, previa presentazione di una prenotazione alberghiera e di un test del coronavirus negativo.

Lucia Giannini