MAR CINESE MERIDIONALE. L’Australia si schiera con gli USA: Pechino là non ci deve stare

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L’Australia ha respinto le rivendicazioni territoriali e marittime di Pechino nel Mar Cinese Meridionale in una dichiarazione formale alle Nazioni Unite, allineandosi più strettamente a Washington. In una dichiarazione depositata giovedì 23 luglio, l’Australia ha dichiarato che non c’è “alcuna base giuridica” per diverse rivendicazioni cinesi in mare, comprese quelle relative alla costruzione di isole artificiali su piccoli banchi e scogliere.

L’Australia respinge la rivendicazione della Cina di “diritti storici” o “diritti e interessi marittimi” come stabilito nel “lungo corso della pratica storica” nel Mar Cinese Meridionale”, si legge nella dichiarazione, ripresa da Afp. «Non esiste una base giuridica che consenta alla Cina di tracciare linee di base diritte che colleghino i punti più esterni delle caratteristiche marittime o dei “gruppi di isole” nel Mar Cinese Meridionale, anche intorno agli arcipelaghi delle “Quattro Sha” o degli arcipelaghi “continentali” o “periferici”».

La dichiarazione australiana arriva dopo che il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato illegale la ricerca di territorio e risorse nel Mar Cinese Meridionale da parte di Pechino, sostenendo esplicitamente le rivendicazioni territoriali dei Paesi del Sud-Est asiatico contro la Cina. Pechino rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale sulla base di una cosiddetta linea delle nove linee, una vaga delimitazione di mappe risalenti agli anni Quaranta del secolo scorso.

L’ultima escalation arriva prima dei colloqui annuali tra Australia e Stati Uniti, 2020 Ausmin, con i ministri che si recano a Washington per la prima volta da quando i confini australiani sono stati chiusi a causa della pandemia di coronavirus. Gli incontri arrivano in un “momento critico” ed è essenziale che si svolgano faccia a faccia, hanno dichiarato il ministro degli Esteri Marise Payne e il ministro della Difesa Linda Reynolds in una dichiarazione uscita il 25 luglio.

Il 25 luglio, Payne e Reynolds hanno anche scritto un articolo sul quotidiano australiano The Australian, etichettando la legislazione sulla sicurezza nazionale imposta a Hong Kong il mese scorso come «travolgente e vaga (…) Ci troviamo di fronte a una crisi della sanità pubblica, a sconvolgimenti economici e a rinascenti regimi autoritari che usano la coercizione nel tentativo di acquisire potere e influenza a scapito delle nostre libertà e sovranità».

«Non è mai stato così importante che noi, come alleati, ci sediamo insieme e troviamo ogni modo possibile per far progredire i nostri interessi comuni», scrivono i due ministri australiani, «La legislazione imposta a Hong Kong ha minato i diritti, le libertà e il futuro di milioni di persone … Le azioni coercitive nel Mar Cinese Meridionale continuano a destabilizzare la regione … mentre i ciberattacchi sono in aumento».

Tra gli accordi che verranno presentati all’incontro dell’Ausmin vi è un piano per le questioni sanitarie regionali, in particolare per le malattie infettive, un altro piano per combattere la diffusione della disinformazione da parte di “attori malintenzionati”, riporta il britannico Daily Mail

Graziella Giangiulio