MAR CINESE MERIDIONALE. Cambia la strategia USA: più capacità di attacco

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La Marina degli Stati Uniti sta rafforzando la sua presenza nel Mar Cinese Meridionale dispiegando due navi di classe Independence specializzate in operazioni costiere.

Questo dispiegamento delle navi da combattimento litorali ha suggerito che la strategia statunitense sia passata da ricognizione e deterrenza ad un aumento della sua capacità di attacco, riporta Scmp.

L’Uss Gabrielle Giffords ha lasciato la base navale Changi di Singapore il 15 novembre, mentre l’Uss Montgomery ha condotto un’operazione congiunta con due navi da guerra australiane tra il 6 e il 12 novembre. Entrambe le navi erano attive nel Mar Cinese Meridionale, una delle rotte di navigazione più trafficate al mondo, dove le rivendicazioni della Cina sulle acque sono in conflitto con quelle dei paesi vicini. Gli sforzi di Pechino per espandere la sua presenza militare nella regione costruendo avamposti militari con aerodromi, radar, postazioni missilistiche e porti navali su isole artificiali sono stati messi in discussione dagli Stati Uniti, che hanno inviato navi da guerra nell’area in operazioni di “libertà di navigazione”.

Il segretario alla Difesa statunitense Mark Esper ha detto, durante una visita nelle Filippine il 19 novembre, che gli Stati Uniti stavano conducendo più pattugliamenti nel Mar Cinese Meridionale per inviare un segnale alla Cina. Gli Stati Uniti «respingono i tentativi di qualsiasi nazione di usare la coercizione o l’intimidazione per promuovere gli interessi internazionali a spese di altri».

Ha anche esortato le altre nazioni che hanno rivendicazioni sul Mar Cinese Meridionale a far valere i loro diritti sovrani per mettere la Cina «sulla strada giusta (…) Il chiaro segnale che stiamo cercando di inviare non è che ci opponiamo alla Cina di per sé, ma che tutti noi difendiamo le regole e le leggi internazionali e che pensiamo che la Cina dovrebbe rispettarle», ha detto Esper. 

La maggior parte delle navi usate nelle precedenti missioni “libertà di navigazione” erano cacciatorpediniere o incrociatori lanciamissili missili. Ma le navi da combattimento litorale hanno vantaggi unici nella regione, secondo un rapporto della South China Sea Strategic Situation Probing Initiative, un think tank affiliato all’Institute of Ocean Research dell’Università di Pechino.

Il loro basso pescaggio fornisce loro un migliore accesso alle acque poco profonde, facilitando lo svolgimento di missioni di ricognizione nelle catena delle Spratly. La loro velocità, arrivano fino a 50 nodi, è anche un vantaggio nelle missioni “libertà di navigazione”, si legge nel rapporto. 

Il dispiegamento delle navi rappresenta un sottile cambiamento nella strategia della Marina statunitense nel Mar Cinese Meridionale, suggerendo che i comandanti stanno iniziando a concentrarsi su modi pratici per migliorare la loro capacità di attacco nella regione «cercando attivamente la deterrenza militare e preparandosi a potenziali conflitti militari», si legge nel rapporto. 

Antonio Albanese