LIBRI. Stoner. L’alter ego di John E. Williams

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La vita di ognuno di noi può e merita di essere raccontata. La visibilità del mondo tangibile e la rielaborazione di esso attraverso il proprio filtro cognitivo determina, per ognuno, una differente interpretazione delle cose e, di conseguenza, un diverso percorso di vita.

Partendo da questo presupposto il romanzo di John Williams è il racconto straordinario di una vita unica e ordinaria.

L’unicità del singolo conferisce alla vita di William Stoner la possibilità di essere irripetibile e l’ordinarietà del suo iter vitae è l’ovvio risultato culturale dei tempi a cui il personaggio non vuole e non riesce a sottrarsi.

Stoner non è un perdente ma un vinto. 

Nato nel 1891 in una piccola fattoria al centro del Missouri, Stoner conosce da subito la vita dura dei campi. All’età di diciannove anni si iscrive all’Università del Missouri dove, in seguito, rimarrà ad insegnare fino alla fine dei suoi giorni.

Il mondo accademico sarà il suo rifugio per sottrarsi dalla ferocia del mondo reale e alle due guerre mondiali. La passione per la letteratura, in particolare il romanticismo inglese, rappresenterà una direzione certa nel lento dipanarsi delle tappe della vita di Stoner.

Il difficile matrimonio con Edith, la paternità e con essa la scoperta di un nuovo tipo di amore, la relazione con un’altra donna, Katherine Driscoll, una sua allieva, e la burrascosa vicenda universitaria con un membro universitario, Hollis Lomax, sono alcune delle tappe fondamentali della vita del protagonista e nelle quali, spesso con distaccata apatia, rimane spettatore inconsapevole senza intervenire attivamente per modificare il corso degli eventi. La volontà personale è spesso sopraffatta da un mediocre destino dove tutto sembra deciso.

La fallimentare vita coniugale metterà in luce il difficile e altalenante rapporto con la figlia Grace.

Alle volte, durante la lettura del testo, si ha l’impressione di essere dentro una catena visiva dove l’autore osserva Stoner che a sua volta guarda la propria vita.

Colpisce molto lo stile classico e minuzioso dell’autore nel descrivere le persone e gli ambienti circostanti  che, nell’introdurre i personaggi, sembra quasi coglierne l’intenzione caratteriale.

Per rendere meglio l’idea propongo un estratto del libro.

«La zia di Edith (il suo nome, come Stoner apprese in seguito, era Emma Darley, ed era vedova da molti anni, ndr) venne ad aprirgli e lo invitò a entrare. Era una donna piccola e rotonda, con dei sottili capelli bianchi che le incorniciavano il volto. Aveva gli occhi neri, umidi e brillanti, e parlava sottovoce, con il fiato sospeso, come se dovesse sempre rivelare un segreto. Stoner la seguì in soggiorno e si sedette, di fronte a lei, su un lungo divano di noce, con la seduta e lo schienale foderati da un velluto blu molto spesso. La neve gli era rimasta sotto le scarpe; la guardò sciogliersi e formare delle chiazze umide sotto ai suoi piedi, sul morbido tappeto a fiori».

Addirittura quando presenta la madre di sua moglie, Mrs Bostwick, il suo viso lo definisce «grave e letargico»; al funerale della madre nel descrivere gli occhi di un uomo che gli viene incontro li definisce »grigi e piatti come dei pezzi di terracotta smaltata». Una commistione tra poesia, eleganza e minuziosità descrittiva regalano al lettore uno sguardo letterario diverso e completo dell’ambiente costruito intorno al protagonista.

Mai volgare la lucida penna di Williams riesce a trasformare in arte letteraria qualsiasi aspetto voglia farci conoscere.

Da un estratto del libro, facendo riferimento ad alcuni momenti della sua vita coniugale.

«A volte Stoner espletava l’atto d’amore nel modo più rapido possibile, odiandosi per l’irruenza e biasimando il suo desiderio. Meno di frequente, Edith restava un po’ intontita dal sonno: in quei casi era passiva e si limitava a mormorare qualcosa, non era chiaro se in segno di protesta o di stupore. Stoner giunse ad agognare quei rari imprevedibili momenti, perché con l’acquiescenza data dal sonno poteva illudersi di trovare in lei una sorta di reazione».

In una sorta di vittimismo psicologico il protagonista vive i suoi drammi con ostinata rassegnazione e paradossalmente, anche lui come tutti, anela comunque alla felicità. Non penso sia un perdente ma un vinto poiché cerca di essere felice senza quella consapevolezza necessaria per cambiare le cose.

In maniera fatalista lascia che sia il giudizio culturale del tempo a decidere per lui.

Il susseguirsi degli eventi ci accompagna gradualmente verso la vecchiaia del protagonista, che ormai malato, stanco, sopraffatto dal dolore e in stato confusionale si abbandona al delirio che anticipa il momento della morte. L’ars poetica in quest’ultimo momento, così intimo, ci consegna un personaggio autentico di rara intensità.

«Una morbidezza lo avvolse e un languore gli attraversò le membra. La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato».

Grazie a Stefano Tummolini per l’elegante e impeccabile traduzione.

Simone Lentini

 

Stoner
John Edward Williams 

Traduttore: S. Tummolini
Editore: Fazi
Collana: Le Strade
Anno edizione: 2016
Pagine: 332 p., Brossura
EAN: 9788893250627