LIBRI. “Quello che non ho è quel che non mi manca”

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Simulare la fine della propria esistenza per capire se la formalizzazione dell’ultimo saluto possa aiutare a cogliere il “segreto della vita” è un’opportunità concreta che lo scrittore, Gabriele Romagnoli, ha deciso di esperire e rendercene testimonianza.

Incuriosito da una società della Corea del Sud, la Korea Life Consulting, che organizza falsi funerali, l’autore si lascia tentare dall’esperimento e si reca in Corea per farsi rinchiudere in una bara di legno. Secondo una stima la Corea del Sud detiene il record mondiale di suicidi: una media di trentatré al giorno. Il tentativo di questa iniziativa e quello di scoraggiarne la diffusione e sperare che l’esperimento possa dare quell’illusione necessaria per far rinascere l’individuo a nuova vita.

Da un estratto del libro: «Adesso devi fare testamento. Rivolgi l’ultimo saluto alle persone a cui tieni di più e disponi dei tuoi beni materiali. Poi firma e metti la data. Hai mezz’ora. Ricorda. Devi considerare che davvero sta per finire, non hai più tempo per cambiare nulla. Le cose che hai sono le cose che hai, le persone che contano sono quelle che sono».

Da questo momento in poi il libro prende vita e l’autore può cominciare a rivelare, da morto, quello che ha pensato e imparato.

Il titolo, Solo bagaglio a mano, è il tentativo metaforico di arrivare all’essenziale in ogni suo aspetto per abbattere, in primis, quelle convinzioni relative, generatrici di giudizio, che appartengono all’essere umano e che al contempo limitano la possibilità di essere liberi.

La rivisitazione del tempo che ogni organo di potere, dall’alba dei tempi, cerca di strutturare attraverso una precisa calendarizzazione, rischia di essere uno strumento di potere per imprigionare e standardizzare il modus operandi di ognuno.

Il tempo semplicemente fluisce e l’unicità della vita è legata indissolubilmente ad una sola morte; in virtù di questo ogni vita si rende unica anche nel non vissuto, ma è nell’accettazione dell’esperienza tangibile del nostro unico fluire che risiede il significato di ciò che siamo.

Come il bagaglio a mano, nell’iter del nostro viaggio, ci aiuta ad individuare l’essenziale, in egual misura ci rivela il superfluo.

La forma che annulla la sostanza, o l’apparenza che sfigura la realtà sono rischi concreti che appesantiscono il bagaglio stesso, con il rischio di trasportare più valigia che vestiti. Il tentativo di arrivare alla concreta e necessaria definizione del contenuto è vanificato in partenza.

Proseguendo nella lettura, Gabriele Romagnoli indica, come elemento indispensabile da portare con sé, la capacità di adattarsi gli imprevisti della vita e attraverso la testimonianza di vita vissuta, affronta la tematica della perdita in ogni suo aspetto.

Perché, citando l’autore, c’è bisogno di perdere qualcuno per ammettere che a sera un abbraccio vale più di uno scatto di carriera?

Perché abbiamo bisogno che un trauma sia l’occasione per farci capire l’importanza di certe cose, invece di allenarci consapevolmente alla felicità?

Un capitolo molto interessante del testo è legato all’idea della memoria e di come quest’ultima sia il motore che costruisce e definisce la vita presente di ognuno. “la vita non è come è stata, ma come la ricordiamo”.

I ricordi non sono la registrazione totale di ogni nostro secondo passato, bensì e per fortuna sono percezioni di piccoli spazi temporali, perché ricordare tutto sarebbe faticoso, logorante e inutile.

Viaggiare con il nostro bagaglio a mano con la consapevolezza di avere abbastanza.

Citando De André, nella sua canzone Quello che non ho: «Quello che non ho è quel che non mi manca».

Gabriele Romagnoli esce dalla sua bara e rinasce regalandoci un libro originale  e per nulla scontato, dove la libertà di scegliere il proprio iter vitae si lega ad un unico consiglio: solo bagaglio a mano.

Simone Lentini

Solo bagaglio a mano
Gabriele Romagnoli

Editore: Feltrinelli
Collana: Universale economica
Anno edizione: 2017
Formato: Tascabile
Pagine: 87 p., Brossura
EAN: 9788807888656