LIBRI. I Mille raccontati con le scene di Leone e la musica di Morricone

134

Se siamo sommersi da libri che sviscerano il Ventennio, si registrava da tempo una mancanza di testi sull’Unità d’Italia (scritta come si faceva una volta) e sull’avventura militare che portò alla caduta di una potenza mediterranea quale era il Regno delle Due Sicilie e la dinastia dei Borbone di Napoli, ad opera di un gruppo, male assortito, di rivoluzionari per tutte le stagioni. Se ne occupa Alfio Caruso nel suo recentissimo Garibaldi, Corruzione, Tradimento. Così crollò il Regno delle Due Sicilie.

Accanto alle operazioni militari, raccontate senza veli e senza retorica ma nella loro essenza militare, Caruso non dimentica, anzi, tutt’altro, l’opera svolta, sottobanco, dalla congerie di lobby e gruppi di potere estesi nella penisola, senza badare ai confini preunitari, e in diversa misura afferenti a Camillo Benso, Conte di Cavour, che mai aveva messo piede nel sud della penisola che, come per molti garibaldini, era come dire Africa.

Nel testo di Caruso, ritroviamo le memorialistiche precedenti come I Mille di Giuseppe Bandi tanto per citarne una, ma anche di memoriali borbonici, quelli che qualificano come avventurieri e terroristi gli uomini di Garibaldi, oltre che nuove fonti archivistiche venute fuori recentemente.

Un libro noioso? Assolutamente no, l’impresa, i suoi rivolti “spionistici”, i tradimenti così come le sincere adesioni alla causa unitaria vengono raccontate come in un romanzo, il cui esito a noi è già noto, ma che comunque attira il lettore ad andare avanti, perché nomi, eventi citati hanno sempre risvolti nuovi e interessanti e perché in molti casi, sembra di assistere ad uno dei migliori “spaghetti western” (l’epoca era giusto quella) di Sergio Leone. Se da un lato “Peppino” assume via via che avanza nello Stivale, i contorni dell’Eroe, così come è descritto dai media internazionali dell’epoca (fatto da non dimenticare: i Mille e la caduta del Regno Borbonico del Mediterraneo, erano al centro della “geopolitica” dell’epoca) dall’altro Cavour è il Grande Tessitore, che compra le simpatie dell’establishment borbonico o lo conquista in altro modo, ma che comunque dà consistenza politica alla mirabolante avanzata militare in camicia rossa.

Una curiosità: volete sapere quanto è costata l’impresa dei Mille? Caruso per ogni cifra sganciata dà il corrispettivo in euro, tanto per far comprendere ai lettori meno avvezzi del titanico sforzo economico che fu fatto e delle sottoscrizioni internazionali, inglesi in primis, che portano denaro nelle casse dell’operazione. Caruso descrive pregi e difetti dei protagonisti dell’Impresa, tanto che si scoprono le truppe internazionali dei Mille, come gli ungheresi ad esempio; come accadrà a Fiume, una cinquantina di anni dopo e così via. Ma questa è un’altra storia: la nostra si ferma a Teano.

Antonio Albanese