LIBRI. Basta col buonismo! Basta col politicamente corretto!

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Fin dalle prime parole, Daniele Poto non lascia adito a incertezze: «Stroncature. Un pamphlet contro il buonismo e la falsa igiene mentale del politicamente corretto».

Ed in effetti, via via che scorrono le schede di analisi al vetriolo che Poto propone al lettore, ci si accorge che quanto viene descritto è molto più che vero: è la realtà quotidiana che, più o meno consapevolmente vive ciascuno di noi.

«Il politicamente corretto è cattiva coscienza, moralismo, pensiero banale, a volte tradimento di classe», questa e una delle premesse su cui l’articolato pensiero, che mai scende da un livello elevato, critico di Poto ci conduce nella lettura. Dalla politica, allo sport, al costume, tutto il nostro viver quotidiano è imbevuto di questo stato intellettuale che tutto pervade e “ottunde” finendo per giustificare l’omologazione più completa di ogni forma di pensiero.

Ma cosa è di fatto il buonismo? «Il buonismo è la malattia ipocrita della società contemporanea, il bell’apparire agli occhi degli altri. Un finto essere che è apparire».

Già nel titolo, sentiamo le eco di altri scrittori del Novecento: Stroncature era un saggio al curaro di Giovanni Papini del 1932 e la vis polemica di quel saggio si può ritrovare para para una quello al vetriolo di Poto.

I ritratti che vengono fatti all’intento delle pagine, si veda quello ampio su Roma o sulla televisione, non sono mai una geremiade fine a se stessa, ma vogliono, a mio avviso, essere la frusta per vedere al di là del velo di Maya che va squarciato in questo maniera per osservare la “natura effettuale delle cose” senza lasciarsi cullare da promesse o falsi moralismi cui questo life style ci ha abituati.

«Tutte le testimonianza e i casi che abbiamo osservato non possono che essere uno spunto da chi partire per cercare di andare verso un assetto che non mascheri la realtà sotto un velo d buonismo, ipocrisia e menzogne, ma allo stesso tempo ponga attenzione alle nuove spinte che, non lo si può negare, sono forti e rappresentano un nuovo modo di vedere le cose», scrive Poto in chiusura.

Ed è un consiglio prezioso, visto che oramai è uso comune viaggiare sui sicuri binari della scontatezza delle cose, le cui cause si postulano, troppo spesso, mentre invece, seguendo l’esempio di Marc Bloch, andrebbero cercate, sempre.

Antonio Albanese