Libia: il governo non paga più le milizie

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LIBIA – Tripoli 07/11/2013. Il governo libico ha annunciato il 6 novembre che smetterà di pagare i gruppi armati che hanno partecipato alla rivolta del 2011 a meno che non decidano di unirsi alle forze di sicurezza entro la fine dell’anno.

Il governo «smetterà di pagare premi o ricompense dopo il 31 dicembre», termine ultimo per la «dissoluzione dei gruppi armati e la loro integrazione nell’esercito o nella polizia», si legge nel comunicato. Gli ex ribelli che hanno combattuto per rovesciare il regime di Muammar Gheddafi dovranno «risolvere la loro situazione» in modo che possano essere presi in considerazione per il bilancio 2014. Quando Gheddafi fu rovesciato e ucciso nell’ottobre 2011, i ribelli furono acclamati come eroi per aver posto fine a più di quattro decenni di dittatura; a loro sono stati consegnati i ruoli nella sicurezza delle frontiere, nelle carceri e strutture strategiche dandogli così legittimità ed anche un senso di impunità. Ma da allora, si sono formate milizie con differenti ideologie e motivazioni. Oggi vengono percepite come causa dell’instabilità che affligge parti della nazione nordafricana. In precedenza, molte milizie hanno respinto le richieste del governo di cedere le armi o unirsi alle forze di sicurezza nazionale, e, in effetti, un mosaico di gruppi armati controlla effettivamente gran parte del paese. Nei mesi di aprile e maggio scorsi, gruppi di ex- ribelli assediarono i ministeri della giustizia e degli esteri a Tripoli per quasi due settimane, chiedendo l’approvazione di una legge che escludesse da qualsiasi incarico pubblico quanti avessero fatto parte del precedente regime.