Libia e mercato dei migranti

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LIBIA – Tripoli 19/10/2013. Il caos della Libia nei due anni successivi alla caduta del regime di Muammar Gheddafi ha trasformato il paese in un trampolino di lancio per decine di migliaia di immigrati verso l’Europa.

Con la polizia e l’esercito allo sbando, il traffico di esseri umani ha raggiunto il livello di un’organizzazione mafiosa in cui le milizie libiche sommo ampiamente coinvolte, secondo attivisti per i diritti e polizia. Al di là della drammatica e tragica metodologia di avvicinamento alle coste europee, per la gran parte italiane, il calvario per i migranti inizia molto prima. Gli attivisti dicono che le milizie detengono i migranti in negozi, scuole e edifici abbandonati, oltre che nei centri di detenzione, abusando di loro e tenendoli in ostaggio fino a quando non ricevono denaro dalle loro famiglie. Il governo della Libia è debole, praticamente ostaggio delle milizie, sorte come unità combattenti contro le forze di Gheddafi, e oggi cresciute in dimensioni e potenza. Il governo ne ha messe alcune sui libri paga dei ministeri dell’Interno e della Difesa, nel tentativo di controllarli  ma le milizie possono ancora fare ciò che vogliono, ne è testimonianza il rapimento del premier. Abdel – Hakim al-Balazi, portavoce del Dipartimento Anti- Crimine, un milizia che mantiene la sicurezza nella capitale, collegato al Ministero dell’Interno che gestisce un centro di detenzione per migranti, in merito agli abusi fatti sui migranti dalle milizie ha scaricato la colpa sullo scarso addestramento e sulla giovane età delle reclute:«Ricevono solo circa due mesi di addestramento che non è sufficiente». Dopo gli ultimi tragici episodi, Zidan ha detto che il suo governo è stato «determinato» nell’arginare il flusso migratorio: ha chiesto all’Unione europea per l’addestramento e la costruzione di strutture tese ad aiutare il pattugliamento delle coste della Libia e dei confini del deserto, compreso l’accesso alle immagini satellitari. Nei primi sei mesi del 2013, 8.400 migranti hanno raggiunto Malta e l’Italia via mare, quasi tutti dalla Libia, quasi il doppio del numero registrato nei primi sei mesi del 2012, secondo l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni unite. Le città lungo le 1.000 miglia della costa libica, in gran parte non sorvegliata, sono diventate i punti di raccolta in cui si ammassano gli africani prona di imbarcarsi per le ultime fatidiche 200 miglia verso Malta o Lampedusa. A Sabratha, città costiera di circa 110mila persone, ci sono circa 10mila migranti, secondo i dati della polizia. Con Gheddafi, le politiche della Libia sull’immigrazione mutavano a seconda del suo volere: a volte, l’immigrazione clandestina veniva incoraggiata come strumento di pressione sui paesi europei, altre volte, veniva usato il pugno di ferro nel contrasto. Ora polizia e attivisti dicono che il traffico è diventato più organizzato e che le milizie collaborano tra di loro in questo redditizio business, Gamal al-Gharabili, presidente dell’Associazione per la pace, la cura e sollievo di Sabratha afferma che: «È ormai una mafia multinazionale»: i proprietari di barche sono per lo più libici collegati con contrabbandieri sudanesi che portano i migranti provenienti dai paesi del Corno d’Africa, «La rete si estende dai confini meridionali della Libia alle coste». Secondo la polizia i contrabbandieri sono diventati più professionali: hanno barche più grandi e sono esperti nell’eludere le forze di sicurezza, monitorano le attività della polizia e hanno una rete di informatori, tra cui molti  pescatori libici.