LIBIA. Lo stratega Haftar batte Serraj

190

Gran parte degli account social “libici” hanno discusso in questi giorni dell’incontro tra il presidente del Consiglio presidenziale Fayez Serraj e del Maresciallo del LNA Khalifa Haftar vicino Parigi sotto gli auspici del presidente francese Emmanuel Macron. Prima di tutto bisogna indicare che alla conferenza stampa è stato indicato che i due hanno firmato un accordo che prevede il cessate il fuoco tra le fazioni e delle elezioni entro la primavera del 2018.

Emergono però sin da subito alcune perplessità. La prima è che un accordo per il cessate il fuoco esisteva già de facto dopo l’incontro di Abu Dhabi di alcuni mesi fa e il LNA lo ha sempre sostenuto, tranne contro quelle unità o milizie che definisce terroriste. Tra queste ve ne sono anche alcune che sono più o meno legate al GNA. La seconda è che Haftar ha sostenuto sempre di non avere un ruolo politico, bensì solo militare, e che Serraj dovrebbe discutere con chi nell’est gestisce la politica (vedi in primis Aguila Saleh). Ci si chiede quindi quanta strada farà questo accordo. Peraltro, soprattutto per quanto riguarda la tenuta delle elezioni, esiste già in Libia un meccanismo che dovrebbe portare alle elezioni ed emana dall’accordo di Skhirat. Visto che Serraj non è riuscito ad implementare proprio Skhirat, alcuni si chiedono come farà ad implementare anche questo di Parigi. Dal canto suo Haftar non ha fatto altro che ricordare quelle che sono le sue posizioni e ha rilanciato quindi la palla nel campo di Serraj, incassando comunque il sostegno francese.

L’incontro di Parigi è servito anche per capire la posizione della Francia rispetto all’Italia e le reazioni di quest’ultima rispetto alla Libia. Secondo quanto indicato, dopo la marginalizzazione a seguito dell’accordo di Parigi, l’Italia spingerebbe l’Europa verso un intervento anti terrorismo e contro l’immigrazione nel sud della Libia. Questo è quanto emerge anche da una dichiarazione del ministro degli Interni italiano, Marco Minniti, che ha indicato che il sud della Libia è un fattore di destabilizzazione per tutto il paese e ormai rappresenta il confine dell’intero nord Africa e dell’Europa, fatta girare in rete. Di fondo però, sembrerebbe capire che la Francia sarebbe ora preoccupata della riluttanza dell’Algeria all’accordo e del risentimento italiano.

Ad ogni modo, secondo un account libico, Il Presidente francese Macron ha voluto far passare l’idea che l’esercito guidato da Haftar è l’unico rappresentante militare legittimo, e che la legittimità politica è affidata a Serraj. Molti indicano, e il vero scoglio per l’attuazione dell’accordo è questo, che dopo accordo di Parigi, bisognerà vedere se Serraj sarà assoggettato ancora alla volontà delle milizie di Tripoli o meno e se cambierà di nuovo idea come dopo l’incontro di Abu Dhabi. In effetti, già è successo che Serraj abbia sbandierato risultati poi calmierati sulla base delle indicazioni delle milizie di tripoli o di Misurata.

A riguardo, in conferenza stampa il Presidente Macron ha risposto duramente a chi gli chiedeva che cosa pensava di Misurata e delle sue milizie qualora rigettassero l’accordo di Parigi, Macron ha sottolineato con fermezza che si batterà contro chiunque vada contro l’accordo. Il problema di fondo però è che Misurata è l’ossatura del GNA: Maitiq, Swehli, milizie Halboos e Majoob. A queste devono anche essere aggiunte le milizie di Tripoli che permettono al GNA di rimanere nella capitale finché verranno preservati i loro interessi. A riguardo, un account locale sottolinea che giorno dopo giorno il vice presidente del Consiglio presidenziale Ahmed Maitiq appare sempre di più il presidente del Consiglio presidenziale, il che non dovrebbe compromettere i suoi accordi e le sue visite in Italia.

In conclusione, Serraj ha forse ottenuto una vittoria di visibilità e di rafforzamento in ambito internazionale a seguito dell’accordo di Parigi. Da un punto di vista strategico però, il vero vincitore è Haftar. Il suo obiettivo è fare in modo che Serraj riporti le milizie sotto l’autorità del LNA, questa è la condizione per arrivare ad un LNA sotto l’autorità civile. Se Serraj riuscirà a convincere le milizie, cosa molto difficile, allora Haftar potrà fare del LNA l’unica autorità militare con l’autorizzazione all’impiego della forza, eventualmente presentarsi alle elezioni presidenziali e vedere cosa succede dopo. Se Serraj invece non ci riuscirà, allora la situazione rimarrà quella attuale e la posizione di Haftar si troverà comunque ad essere rafforzata. L’unica alternativa che avrebbe Serraj sarebbe quella di costruire un’alternativa militare credibile al LNA, il che è di difficile realizzazione. Di fondo chi ha l’obbligo di fare risultato da ieri è Serraj, non Haftar.

Redazione

DAESH MATRIX è il secondo volume dedicato al fenomeno dello Stato Islamico. 

È possibile acquistare il libro su Tabook.it