LIBIA. La NATO si complimenta con l’Italia per il successo di Palermo 

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Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, si è congratulato con l’Italia per il Summit di Palermo sulla Libia. Lo ha fatto durante il suo intervento alla quarta sessione del Forum Mediterraneo che si è tenuto a Roma nel fine settimana appena trascorso.

«La conferenza di Palermo sulla Libia è stata un’iniziativa molto importante – ha dichiarato Stoltenberg – c’è bisogno di iniziative come Palermo per muoversi verso una soluzione negoziata in Libia».

«È grazie all’Italia – ha puntualizzato Stoltenberg – che abbiamo imparato che la prevenzione è migliore dell’intervento e che i paesi devono essere assistiti per stabilizzare i loro territori concentrandosi sulla formazione delle forze locali e sulla creazione di capacità».

Il Segretario generale della NATO ha tuttavia aggiunto, a margine dei lavori del Med2018, che “la Nato è pronta da molto tempo per fornire supporto alla Libia”.

«Vogliamo aiutare a far nascere le istituzioni, vogliamo costruire strutture civili e militari, perché lo Stato in Libia possa funzionare. Non lo abbiamo ancora fatto, perché non tutti i Paesi alleati supportano questa idea», ha dichiarato Stoltenberg.

La eco della Conferenza sulla Libia che si è svolta a Palermo il 12 e 13 novembre continua a far parlare di sé nei contesti della geopolitica degli equilibri del Mediterraneo e non.

L’idea di una conferenza internazionale sulla Libia organizzata dall’Italia era nata in occasione della visita del premier Giuseppe Conte a Washington lo scorso luglio ed aveva trovato l’appoggio del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, favorevole a un rinnovato impegno del nostro Paese nel teatro di crisi del paese nordafricano.

Al summit che si è tenuto nella suggestiva cornice palermitana di Villa Igiea hanno partecipato alcuni dei leader libici più influenti, tra i quali il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) riconosciuto dall’ONU Fayez al-Serraj, il presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh Issa, il presidente dell’Alto consiglio di Stato libico Khaled al-Mishri. In particolare, sono state 36 le delegazioni internazionali presenti a Palermo per la conferenza sulla Libia organizzata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oltre alle numerose delegazioni locali libiche. 

La Conferenza, che ha inequivocabilmente gettato le basi per un ritorno da protagonista dell’Italia nel percorso di stabilizzazione della Libia, ha puntualizzato che l’accordo del politico libico del 17 dicembre 2015 (LPA) rimane l’unica cornice realizzabile per perseguire un percorso inclusivo e sostenibile verso la stabilizzazione della Libia, ribadendo il pieno sostegno delle parti Piano d’Azione delle Nazioni Unite per la Libia e agli sforzi indefessi del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite (SRSG) Ghassan Salamé.

All’indomani della Conferenza sulla Libia, il capo del Consiglio presidenziale libico, Fayez Al-Sarraj, ha dichiarato: «Il vertice sulla Libia è andato molto bene, e meglio di quanto mi aspettassi onestamente, ma ora come Libici dobbiamo accettare di lavorare insieme e rispettare i nostri impegni o a Palermo gli incontri saranno inutili».

«Abbiamo bisogno di una costituzione prima, compresa la legge elettorale, senza la quale organizzare elezioni nazionali sarebbe impossibile», ed aggiunto: «Non vedo la competizione tra le conferenze di Roma e Parigi sulla Libia, al contrario, Parigi e Palermo sono parte del processo negoziale stesso, con l’aiuto della comunità internazionale».

La prossima tappa sarà la Conferenza nazionale della Libia, organizzata dall’inviato delle Nazioni Unite Ghassan Salamé, che si terrà a gennaio, per poi passare alle elezioni entro giugno 2019.

Dal canto suo il Maresciallo Khalifa Haftar, comandante del Libyan National Army con sede a Tobruk, dopo essersi fatto desiderare alla stregua di una prima donna, è atterrato alla Conferenza di Palermo sotto lo sguardo vigile del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che è riuscito non solo a far incontrare privatamente l’Est e l’Ovest della Libia (con foto di strette di mano annesse come di prammatica), ma a gestire le titubanze di alcune delegazioni legate alle milizie libiche.

Come più volte ribadito da Ghassan Salamè, prima durante e dopo la Conferenza di Palermo, “qualsiasi soluzione alla crisi libica può essere solo una soluzione pacifica e politica, nel pieno rispetto della sovranità libica e di un processo di riconciliazione nazionale, che coinvolga tutti i libici disposti a partecipare e a contribuire pacificamente alla transizione libica”.

Ma, archiviata la Conferenza sulla Libia, le settimane subito seguenti hanno registrato sia un incremento delle violenze e degli attentati da Nord a Sud e da Est ad Ovest della Libia da parte di alcune milizie armate, che un ritorno violento dell’Isis nello scenario libico.

Tra di essi, gli scontri tra le tribù di Al-Maqaraha e Mashashiya per la proprietà delle terre nella zona di Abuqila, a sud della Libia, cui ha fatto seguito la ferma condanna della missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia che ha espresso profonda preoccupazione per gli scontri che avevano causato la morte di alcune persone, oltre a numerosi feriti.

Ma è stato senza dubbio l’attentato ad una stazione di polizia della città di Tazerbo, un’oasi nel sud-est della Libia, a 250 chilometri a nord-ovest di Kufra, avvenuto lo scorso venerdì, quello che sta destando maggiore preoccupazione. In una dichiarazione rilasciata da Amaq e uscita su Telegram, l’ISIS ha rivendicato l’attacco, dichiarando di avere avere ucciso 29 uomini dell’LNA.

La Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha condannato l’attacco terroristico a Tazerbo e, nel porgere le condoglianze alle famiglie delle vittime, ha chiesto “l’immediato rilascio dei rapiti e il loro ritorno sicuro alle loro famiglie” e ricordato alle parti in conflitto il loro “obbligo di proteggere i civili ed a cessare immediatamente di colpire civili e oggetti civili in conformità con il Diritto Internazionale Umanitario”.

ISIS ha messo in atto diversi attacchi in Libia da quando ha perso la sua roccaforte principale di Sirte per mano della Forza Al-Marsous di Al-Bunyan alla fine del 2016.

L’UNSMIL continua a chiedere alle parti libiche di mettere da parte le loro divergenze e unire gli sforzi per sconfiggere la minaccia terroristica che mette in pericolo la stabilità e la sicurezza del paese.

«Riteniamo fondamentale – aveva detto il premier Conte, intervenendo alla sezione plenaria della Conferenza di Palermo – cogliere questa occasione per sostenere il cessate il fuoco a Tripoli e facilitare le discussioni per l’attuazione dei nuovi assetti di sicurezza che abbiano come obiettivo il superamento del sistema basato sui gruppi armati. 

Ed ha aggiunto: «Dobbiamo fare in modo che gli esiti di questa Conferenza e lo spirito di Palermo non si esauriscano oggi, bensì si traducano in un impegno concreto a portare avanti l’agenda con costanza e determinazione. L’Italia continuerà ad assicurare il suo massimo impegno e mi auguro che tutti i partecipanti possano fare altrettanto».

Uno step positivo, dunque, non di certo la risoluzione della crisi libica che vedrà ancora molte lune prima di un ribilanciamento democratico (o, perlomeno, non bellicoso) delle forze in campo, tutte atte all’accaparramento della fetta di torta più grande possibile.

Tuttavia, un successo per l’Italia: da perfezionare ma comunque di positivo bilancio.

«Nella lunga via verso la stabilizzazione della Libia, l’Italia farà la sua parte – come ha evidenziato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – anche in merito a richieste di assistenza tecnica e sul piano del training».

Elena Giacomelli