LIBIA. Il gioco delle Tre Carte della Fratellanza a Tripoli

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La dichiarazione del Presidente del Consiglio di Stato sulla sua uscita dal Partito Giustizia e Costruzione ha innescato una serie di conseguenze politiche e di dichiarazioni. Secondo alcuni politici libici, la continua ricerca della conquista del potere da parte dei Fratelli Musulmani è la fonte del conflitto in Libia. Di fondo, dalla caduta di Gheddafi in poi, il tentativo di imporre la propria visione politica della gestione dello stato da parte delle istanze islamiche che fanno riferimento ai Fratelli Musulmani ha esacerbato il dibattito politico portando allo strappo del 2014 e la divisione del paese che ancora oggi fondamentalmente rimane. Dopo Khaled Al Mashri, anche Senusi Mahmoud Habrachi, uno dei fondatori del Partito Giustizia e Costruzione affiliato ai Fratelli Musulmani, ha annunciato le dimissioni dal partito scusandosi con chi l’ha seguito fino ad oggi. 

Secondo la stampa locale libica, è in atto il tentativo dei Fratelli Musulmani di formare una milizia di membri dell’ex regime libico per istituire una forza parallela al LNA. Questo conferma le voci più volte espresse della volontà della compagine misuratina, la principale espressione della Fratellanza in Libia, di supportare la 7° Brigata di Tarhuna per la conquista di Tripoli. Si ricorda che l’unità fino ad ora non ha mai indicato una vera e propria affiliazione e si rivendica composta da ex membri delle forze di sicurezza del passato regime. L’uno confermerebbe quindi l’altro. 

Ancora ad oggi, poi, non è chiara la decisione di Al Mashri e di altri di lasciare i Fratelli Musulmani. Sono in molti però a pensare che si tratti di solo di uno specchietto per le allodole. Le uscite dal partito sarebbero solo di facciata per dare una parvenza di pluralità ad un sistema di governo che di fondo ne è privo per impostazione. Si potrebbe pensare che questo sia un cambiamento di strategia da parte dei Fratelli Musulmani, imposto in un certo senso dal suo sponsor principale, ovvero la Turchia.

Nel frattempo, a Tripoli si cerca di lavorare per rafforzare il dispositivo di sicurezza e dargli anche una legittimità ad operare. Per tale motivo, sotto la supervisione dell’Interpol, si è svolto un corso di addestramento sulla sicurezza costiera e il controllo dell’immigrazione per le forze del GNA. 

Ovviamente vi è chi non fa parte delle forze del GNA, ma non del ministero degli Interni e vive quindi in quella zona grigia. Si tratta delle milizie rivoluzionarie di Tripoli raccolte nelle Tripoli Protection Force. Il leader delle Brigate rivoluzionarie di Tripoli, Atef Al Sharif, ha dichiarato che le soluzioni dell’accordo di Tripoli non sono soluzioni alla crisi ma solo dei placebo. Secondo Al Sharif, delle vere soluzioni sono le elezioni, una costituzione e la Conferenza Nazionale.

Redazione