LIBIA. Dopo l’incontro di Tangeri si aprono sviluppi per la ripresa del dialogo politico

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Nel corso della settimana appena trascorsa i temi principali della politica interna libica sono stati interessanti per gli sviluppi che potrebbero portare per il paese, sempre che non vengano bloccati dai Fratelli Musulmani e dalla loro volontà di controllare la Libia, politicamente o militarmente. È necessario, comunque, ricordare che l’annuncio del nuovo leader di Aqmi, Yazid Mubarak, noto con il nome di Abu Obaida Yusuf al Annabi, accende la luce verde per nuove operazioni in Libia: le tensioni in Libia e nella regione daranno l’humus necessario a al Qaeda per muovere.

Di sicuro è stato di particolare interesse l’incontro che si è svolto in Marocco, vero paese catalizzatore in questo momento di una parte delle aspettative politiche di pacificazione e riunificazione, tra le due ali del Parlamento, quella ufficiale di Tobruk/Bengasi e quella ribelle/boicottante di Tripoli. A lato di questo incontro, sono da analizzare le dichiarazioni riguardo alle attività del Comitato militare congiunto 5+5. Peraltro si è svolto anche il secondo incontro del Libyan Political Dialogue Forum – Lpdf, in modalità virtuale, suscitando non poche critiche e perplessità sull’operato della Missione.

L’incontro che si è svolto nella città marocchina di Tangeri, ha sì radunato le due ali del Parlamento, ma prima di tutto la Missione delle Nazioni Unite ha affermato la speranza che il Parlamento proceda unito nell’implementare la road map decisa al Lpdf per lo svolgimento di elezioni a dicembre 2021. C’è da dire che questo meeting è probabilmente l’effetto involontario e insperato del Lpdf; come fu per Skhirat, l’incontro tunisino sembra aver punto nel vivo l’orgoglio dei rappresentanti eletti libici.

Nel corso delle settimane che hanno preceduto l’incontro di Tunisi del LPDF sono state molte le critiche per il meccanismo fumoso di selezione dei rappresentanti della società civile libica impiegato dalla Missione delle Nazioni Unite in Libia. In effetti, se i Parlamentari dovessero riuscire a riunirsi e, come sembra, riuscire ad ottenere un quorum decisionale, sorgono alcuni interrogativi.

In primo luogo ci si chiede che cosa farà la Missione Onu se il Parlamento riunito, ad oggi realmente unica istituzione legislativa eletta in Libia, riuscirà ad incontrarsi e a decidere, soprattutto se prenderà decisioni che andranno contro le idee o indicazioni della Missione delle Nazioni Unite. In secondo luogo, ci si chiede quale sarà la risposta politica, in particolare nell’ovest del paese e del Consiglio di Stato, se verranno prese decisioni dal Parlamento. A riguardo la sensazione è che Consiglio di Stato e Gna, entrambi alla fine emanazione dei Fratelli Musulmani, hanno intenzione di mantenere lo status quo, così come avviene per il comitato militare 5+5. Prima o poi però i nodi verranno al pettine e le Nazioni Unite dovranno decidere (o forse no) chi sia l’autorità legittima che possa traghettare il paese a elezioni. Questo non fa prevedere giorni pacifici, bensì un aumento dello scontro politico e forse anche militare.

In intervista rilasciata all’International Crisi Group, l’ex inviato Onu Ghassan Salamé, si è dimostrato scettico sul cambiamento dicendo: «La grande maggioranza dei libici vorrebbe vedere altre persone gestire il paese, ma quelli oggi al potere faranno di tutto per impedirglielo perché sanno bene che essere al potere in Libia significa fare molti soldi».

Arrivando a quanto avvenuto la scorsa settimana, dopo gli incontri in Marocco di Bouznika tra Parlamento e Consiglio di Stato di ottobre, martedì scorso a Tangeri si è svolto il primo incontro formale dei Parlamentari dopo i tentennamenti iniziali che avevano visto la delegazione da Bengasi in forse e ricevere l’autorizzazione a partire da parte di Saleh solo all’ultimo.

Di fatto il numero totale di parlamentari presenti a Tangeri era 118 dopo l’arrivo di ulteriori 13 parlamentari, oltre ai due rappresentanti in quarantena. I Parlamentari a Tangeri hanno deciso la formazione di un comitato di 11 parlamentari per scrivere una dichiarazione finale e decidere di realizzare una sessione a Ghadames e un’altra poi a Sirte. Ghadames si conferma così il primo passo, il crocevia per il ritorno delle attività politiche e negoziali in Libia, dopo la prima riunione in Libia del Comitato militare 5+5 (poi trasferitosi a Sirte), la città dovrebbe permettere al Parlamento, si spera di poter fare lo stesso tragitto.

Dal canto suo, il Ministro degli Affari esteri marocchino Bourita ha affermato che i libici e la comunità internazionale aspettano il risultato della consultazione parlamentare per organizzare elezioni.

Redazione