Libia. Costruire più che ricostruire

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La fase post conflittuale in Libia è più caratterizzata dalla costruzione ex novo che dalla ricostruzione, essendo il Paese ancora caratterizzato da una serie di scontri tra diverse fazioni, tribali e “politiche”.

Simili scontri rischiano di rendere ancora più complicata la ricostruzione perché potrebbero addirittura mettere a rischio le elezioni previste per il 20 giugno prossimo. Gli scontri mettono, di fatto a rischio, la presenza di tutto quell’apparato legato alla ricostruzione fatto da lavoratori stranieri e da programmi ed organizzazioni internazionali che non si sentono di fatto al sicuro. «Bisogna porre termine ai conflitti sociali e politici prima di poter pensare ad una possibile ricostruzione» ha detto William Lawrence, direttore del progetto Nord Africa dell’ong International crisis group. Per ricostruzione, occorre intendere, la riforma del settore pubblico, l’induistrializzazione del Paese, la creazione di opportunità economiche, si tratta di un processo complesso che richiederà anni, non tanto per i danni causati dalla guerra civile, ma dai blocchi imposti nei 42 anni del regime precedente: la Libia è stata fuori da tutti i processi avvenuti nel mondo. Dopo il termine delle ostilità e l’uscita di scena della Nato, chi si è fatto avanti sono state compagnie petrolifere e altri macrocomplessi.  La gran parte della ricostruzione si basa sulla creazione di una bolla di sicurezza il più ampia possibile, ritenuta precondizione per tutto il resto. Giordania, Qatar, <turchia, Regno Unito, Italia, Germania e Francia sono tra i Paesi che hanno iniziato ad addestrare i soldati libici in una più ampia strategia di stabilizzazione del Paese. Italia e Giordania lo stanno facendo nel proprio territorio metropolitano, mentre Francia (corsi di protezione e sicurezza Vip e controllo passaporti) e Germania (corsi di polizia investigativa) tengono corsi di addestramento a Tripoli. Gli Usa, secondo fonti stampa (inchiesta New York Times) avrebbero stanziato 350mila dollari per l’addestramento militare ma gli stessi analisiti statnitensi affermano che si tratta di una cifra che no copre assolutamente le spese di un simile progetto. L’Onu stessa è presente ancora per un anno (voto di marzo) con lo scopo di garantire libere elezioni per un’assemblea costituente. La presenza ong è anche significativa nel fornire alla popolazione servizi in zone a rischio ed in altre città come Bengasi e  Sebha. Il sistema giudiziario libico è ancora paralizzato e mancano reali possiiblità economiche per la popolazione che mettono a rischio l’intero processo ed è per questo che il governo libico in carica ha chiesto di aspettare prima di iniziare nuovi progetti a valanga, prima occorre fissare, nei suoi piani, le attuali emergenze.