Latam e Caraibi più vecchi nel XXI secolo

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CILE – Santiago del Cile 13/11/2014. L’invecchiamento della popolazione caratterizzerà la regione latinoamericana e caraibica nel XXI secolo, un fenomeno attribuibile ai tassi di fertilità più bassi e alla maggiore aspettativa di vita, afferma la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi dell’Onu.

Nello studio, pubblicato il 12 novembre, si dice che l’aspettativa di vita nella regione è salita da 55,7 anni nel periodo 1950-1955, che era di circa 10 anni al di sotto della media dei paesi più sviluppati, a 74,7 anni nel periodo 2010-2015, soli cinque anni al disotto delle nazioni sviluppate. Questo indicatore è principalmente attribuibile ad una riduzione del tasso di mortalità infantile della regione, afferma la commissione regionale delle Nazioni Unite. Lo studio, dal titolo “La nueva era demografica en America Latina y el Caribe. La hora de la igualdad según el reloj poblacional” è stato presentato in occasione della prima riunione dei Presidenti della Conferenza regionale sulla popolazione e lo sviluppo in America Latina e nei Caraibi , che ha avuto inizio il 12 novembre e si svolgerà fino al 14 novembre presso la sede della Cepal a Santiago. Nel Latam e nei Caraibi vivevano 512 milioni di persone nel 2000, contro i 161 milioni nel 1950; le previsioni indicano che la popolazione salirà a 734 milioni nel 2050 per poi scendere a 687 milioni di abitanti nel 2100. L’America Latina ha avuto uno dei più alti tassi di fertilità del mondo tra il 1950 e il 1955, quasi sei figli per donna, ma il livello è sceso a meno di 2,2 figli per donna nel 2010-2015, leggermente al di sotto della media globale di 2,3. «Questa situazione comporta nuove sfide per la regione in termini di sfruttamento delle opportunità demografiche per ridurre le disuguaglianze», si legge nello studio, aggiungendo che ciò dipenderà dalla maniera in cui verranno prese misure nei settori economico, politico e sociale.