La mano di Dio, ancora una volta

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CITTÁ DEL VATICANO –  CITTÁ DEL VATICANO. Jorge Mario Bergoglio è il CCLXVI Pontefice romano col nome di Francesco I. Primo pontefice extraeuropeo dopo 1300 anni (il siriano Gregorio III, VIII secolo d.C.), ed il terzo consecutivo Papa non italiano.

Arcivescovo di Buenos Aires, gesuita, 76 anni, sebbene sia considerato un conservatore, è visto come un riformatore che innova rifacendosi alla tradizione cristiana. Nel 2010, quando il governo argentino stava per approvare una legge sulle nozze gay, Bergoglio ha accusato la legge di «minare il piano di Dio». Dopo il celebre: «Spero che mi correggerete!» pronunciato da Giovanni Paolo II, Francesco I si è presentato come il vescovo di Roma e Papa venuto dalla «fine del mondo» che lo ha immediatamente reso “simpatico” alla folla che riempiva piazza San Pietro fino alla fine di via della Conciliazione in Roma. Primo gesuita a diventare Papa, Bergoglio eredita una Chiesa squassata dagli scandali e dalle divisioni interne. 

Le reazioni in Argentina sono state diverse a volte in antitesi. Dall’iniziale incredulità, lo scampanio in tutta l’Argentina si è fuso con i cori che hanno riempito le piazze argentine e di Buenos Aires in primis. A pochi minuti dalla proclamazione tra la gente ha cominciato a girare un tweet che riportava la frase di Diego Armando Maradona, sul suo gol di mano ai Mondiali di Messico 1986: «La mano di Dio, ancora una volta».

Plaza de Mayo, cuore storico della città, in cui gli argentini hanno manifestato nei periodi più importanti della loro storia, ancora una volta, è diventata un punto di raccolta per raccogliere notizie e festeggiare. 

Il nuovo papa argentino, tra i suoi concittadini, passa per essere un uomo molto austero, ritenuto un grande strumento per mettere ordine nella Chiesa cattolica:  è un uomo che usa i trasporti pubblici per spostarsi, secondo i ben informati nella curia argentina non ha una tv nel suo appartamento, vive in una piccola stanza nel centro della città.

Per molti argentini, un latino è più aperto verso gli altri, mentre un europeo è considerato più chiuso, e quindi un uomo così è visto come una risorsa per la Chiesa cattolica, anche se, da una parte, è visto come il più europeo del latinos.

Patria del 42 per cento dei cattolici del mondo (1,2 miliardi di persone), l’America latina supera di gran lunga l’Europa (25 per cento), in cui la Chiesa cattolica ha da anni perso terreno rispetto a quella protestante ed evangelica.

Sempre restando in America latina, per Leonardo Steiner, segretario generale della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, a Brasilia, si tratta di «un uomo molto umile, molto vicino alla gente. Lo si è percepito nel modo in cui ha chiesto alla gente di pregare per lui».

La decisione di prendere il nome di Francesco, il primo papa a usare questo appellativo, è stato fonte di sorpresa: un simile nome evoca una vita di semplicità e umiltà, lontana dallo “splendore” del Vaticano.

Bergoglio è descritto da chi ne ha curato la biografia come un monaco, un animo timido e profondamente preoccupato per le disparità sociali diffuse in Argentina, in America Latina e in altrove.

«È assolutamente in grado di intraprendere la ristrutturazione necessaria senza salti nel buio. Sarebbe una forza di bilanciamento», a dirlo è Francesca Ambrogetti, co-autrice della biografia di Bergoglio (Sergio Rubin, Francesca Ambrogetti, El Jesuita. Conversaciones con el cardinal Jorge Bergoglio) che ha effettuato in tre anni una serie di interviste con l’arcivescovo.

«Condivide l’opinione che la Chiesa dovrebbe avere un ruolo missionario. Bergoglio esce in strada per incontrare le persone, è attivo …» ha poi aggiunto Ambrogetti «Il suo stile di vita è sobrio e austero. Questo è il modo in cui vive. Viaggia in metropolitana, in autobus e quando va a Roma, vola in classe economica». 

Bergoglio è nato in una famiglia borghese, il padre era un impiegato ferroviario di origine italiana e sua madre una casalinga.

È e resta un uomo solenne, profondamente legato alle tradizioni cattoliche romane, come ha dimostrato chiedendo alla folla che applaudiva la sua elezione a recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria.

Nelle sue rare apparizioni pubbliche, Bergoglio non ha risparmiato parole dure per i politici e per la società argentina, e ha avuto un rapporto difficile con l’attuale presidente Cristina Fernández e suo marito e predecessore, Néstor Kirchner. Bergoglio, sacerdote a 32, divenne provinciale dei gesuiti argentini ne periodo 1973-1979, poi vescovo ausiliare di Buenos Aires nel 1992 e arcivescovo nel 1998. Il suo cursus honorum  coincise con la sanguinosa dittatura militare tra il 1976 e il 1983; a tale proposito le polemiche su una sua “vicinanza” o meno al regime militare (smentita dal Nobel Adolfo Perez Esquivel alla Bbc) hanno contraddistinto l’ultimo periodo in Argentina. In Vaticano, gli argentini prevedono che questo “tranquillo” prete mantenga una posizione conservatrice forte della Chiesa su questioni di morale sessuale, ma aggiungono che potrebbe far venire fuori quella forte coscienza sociale che ha dimostrato in Argentina. Nel 2010, Bergoglio ha sfidato il governo argentino che appoggiava un disegno di legge matrimonio gay. «Cerchiamo di non essere ingenui. Questa non è una semplice lotta politica, è un tentativo di distruggere il piano di Dio», ha scritto pochi giorni prima dell’approvazione del disegno di legge. 

Le storie sulla sua umiltà abbondano, riportano i media argentini. Quando fu nominato cardinale nel 2001, ad esempio, Bergoglio ha persuaso centinaia di argentini a non volare a Roma per fare festa con lui, ma piuttosto di donare ai poveri i soldi che avrebbero usato per i biglietti aerei. Bergoglio è stato molto  vicino al movimento di Comunione e liberazione, che già aveva avuto l’appoggio di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI perché è considerato come un modo per rivitalizzare la fede tra i giovani.

A livello geopolitico amerindio, Bergoglio è il primo papa latinoamericano oltre 520 anni dopo che le Americhe sono state evangelizzate. Si distingue anche come un gesuita dalle Americhe, da dove un regio decreto della corona di Spagna del 1767 aveva espulso il suo ordine da tutte le terre (si veda a tal riguardo il film Mission). 

Vista a volo d’uccello la mappa dell’America latina, è sufficiente a dimostrare che i latinos, per lo più cattolici, sono la prima minoranza e un fattore elettorale decisivo negli Stati Uniti.

A Cuba il processo di apertura dell’isola sta avanzando con l’aiuto e l’impegno della Chiesa cattolica. In America centrale è la Chiesa cattolica che sta cercando di contrastare i danni sociali creati dal traffico di droga.

In Brasile, è la Chiesa cattolica che deve competere con la popolarità delle sette evangeliche, sia nella popolazione e, più recentemente, nel mondo dei media e in quello politico. Inoltre l’America Latina è uno dei continenti con la più forte promozione sociale negli ultimi dieci anni (solo in Brasile, circa 40 milioni di persone sono entrate nella classe media), ma allo stesso tempo ha ancora uno dei più grandi divari tra ricchi e poveri. Un simile divario sociale ha prodotto governi populisti (tra cui l’Argentina), che in tempi di dibattito sull’aborto, sui matrimoni gay e sull’eutanasia si è tradotto in scontri con la gerarchia della Chiesa, che hanno coinvolto lo stesso Bergoglio. I governi di Bolivia, Ecuador e Venezuela si sono scontrati con la gerarchia negli ultimi anni, sulla libertà di stampa sui diritti umani e sulla democrazia.

Infine, la nomina di Francesco I, il primo papa latinoamericano, giunge in un momento in cui ci sono ancora lunghe code a Caracas per rendere omaggio a Hugo Chávez, un politico che ha improntato l’ultimo decennio di storia del Venezuela e dell’America Latina, e che i suoi “aspiranti successori” stanno cercando di convertire in un “santo laico”, per sostenerne il futuro culto e devozione. Probabilmente, l’avvento di un latino-americano in Vaticano potrebbe far passare in secondo piano il culto del leader bolivariano nel cuore di 483 milioni di cattolici latino-americani.