La guerra dell’Indo

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di Luigi Medici PAKISTAN – Islamabad 28/09/2016. Il Pakistan considererà “un atto di guerra” la revoca da parte indiana del trattato sulla regolazione delle acque del fiume Indo che scorre tra le due nazioni.

Il trattato è stato firmato nel 1960, nel tentativo di risolvere le controversie, ma i piani di irrigazione dell’India e la costruzione di dighe a monte hanno infastidito il Pakistan mentre l’India afferma che il suo uso di acqua a monte è strettamente in linea con l’accordo.

India attualmente genera circa tremila megawatt di energia da centrali idroelettriche lungo i fiumi nella sua parte del Kashmir, ma crede che la regione abbia il potenziale per produrre 18mila megawatt e dice che può usare più acqua e ancora rimanere entro i termini del trattato.

Secondo quanto riporta Channel News Asia, la tensione tra i due stati è salita dopo l’attacco in cui sono rimasti uccisi 18 soldati indiani nella regione del Kashmir, di cui Nuova Delhi incolpa Islamabad.

L’India il 27 settembre ha convocato l’Alto Commissario del Pakistan a Nuova Delhi per informarlo di avere in custodia due cittadini del Pakistan che hanno attraversato la frontiera del Kashmir prima dell’attacco; il Pakistan nega ogni coinvolgimento nel raid e ha esortato l’India a condurre un’indagine adeguata.

Una ritorsione dell’India potrebbe essere il ”massimizzare” la quantità di acqua che utilizza, accelerando la costruzione di nuove centrali idroelettriche, lungo tre fiumi che scorrono in Pakistan; l’India non ha intenzione di abrogare il trattato; ma usando più acqua dei fiumi potrebbe danneggiare il Pakistan che dipende da loro per l’acqua potabile e l’agricoltura.

Islamabad cercherà nel caso un arbitrato con la Commissione idrica dell’Indo che monitora il rispetto del trattato, se l’India aumenterà l’uso dell’acqua dai fiumi Chenab, Jhelum e Indo.

Se, poi, l’India revocasse il trattato, il Pakistan considererà una simile mossa un atto di guerra o un atto ostile contro il Pakistan.