L’Italia vista dal Dis

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ITALIA – Roma. La Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza italiana, redatta dal DIS (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza), solleva un forte allarmismo, conseguente all’attuale situazione politica ed economica del Paese.

Gli analisti, facenti parte dei servizi di intelligence italiana, spiegano che le situazioni di crisi aziendale e l’incremento del tasso disoccupazionale rischiano di avere come conseguenza contestazioni nei confronti di esponenti del governo e di personalità istituzionali di spicco, nonché dei sindacati considerati ormai poco idonei a difendere i bisogni e i diritti dei cittadini e di esponenti dei singoli partiti. 

«Un dissenso generalizzato da parte della popolazione, che favorirebbe l’azione delle frange più radicali ed estremiste portando ad un’offensiva sociale» dichiarano gli esperti.

Manifestazioni di antagonismo sociale hanno infatti caratterizzato, negli  ultimi periodi, la mobilitazione contro l’Alta Velocità in Val di Susa e frange anarco-insurrezionaliste hanno rivestito un ruolo trainante, alimentando una protesta dai connotati ambientalisti ed anti-governativi e cercando di superare i limiti localistici per diffondere “il conflitto” nei territori.

Nell’ultima Relazione annuale dei servizi segreti al Parlamento, l’attenzione si è focalizzata anche su quelle componenti eversive marxiste-leniniste, ad oggi marginali, che potrebbero intensificare gli sforzi per il superamento di frammentazioni e disomogeneità interne, al fine di inserirsi in realtà aziendali caratterizzate da forti contraddizioni e contrapposizioni. 

«Queste forze – spiegano i servizi di intelligence – stanno facendo leva sul perdurare della  crisi economica, portando avanti azioni propagandistiche basate sulla “lotta di classe” e sul reclutamento di consensi da parte della storica classe operai e del nuovo proletariato, entro cui viene data particolare rilevanza ed attenzione ai lavoratori extra-comunitari».

Ad ogni modo, il pericolo è ancora marginale ed ipotizzabile.

Un’altra eventualità, presa in considerazione dagli esperti ,è il diffondersi nel nostro Paese di fenomeni terroristici, legati ai “self-starters”: singoli soggetti o gruppi isolati che incitano al proselitismo radicale, all’azione contro obiettivi simbolo e ad un addestramento operativo sul web,che punta all’indottrinamento delle giovani generazioni di immigrati e di cittadini italiani convertiti., attraverso una visione intransigente dell’Islam.

«In Italia tuttavia – affermano  gli analisti – non è stata rilevata la presenza di reti autoctone strutturate, né di cellule organiche a gruppi estremisti attivi all’estero. Ed è, ad ogni modo, il web, come strumento di comunicazione e propaganda,  a destare maggiori preoccupazioni».

«La sfida più impegnativa per il sistema del Paese è la minaccia cibernetica» dichiarano gli 007 italiani. Tentare di risolvere il problema è impresa difficile, in quanto le tecniche di attacco ed i bersagli mutano più velocemente delle contromisure. Nel cyberspazio lavorano 

gruppi e forze più disparate:entità statuali, gang terroristiche e criminali ed autori individuali , tra i quali figurano gli “insider”, in grado di accedere ai sistemi informatici degli enti privati o pubblici per i quali lavorano, al fine di alterare o eliminare informazioni sensibili,  danneggiando il sistema, e gli hactivisti, che operano attraverso il movimento virtuale Anonymous, che da anni ormai cerca di assicurare la libertà di informazione sulla Rete, compiendo azioni illegali ed infettando o mettendo fuori uso sistemi informatici e siti governativi da sempre inaccessibili. 

È, tuttavia, il settore militare ha suscitare un interesse sempre maggiore sulla scena estera: sfruttando la vulnerabilità dei sistemi informatici, gli attacchi a sistemi di comando o di arma avversari si sono moltiplicati nel 2012.

Altro punto analizzato dagli esperti e legato al crimine digitale è lo spionaggio economico ed industriale effettuato nel cyberspazio, che nel corso degli ultimi anni ha provocato enormi danni economici ad aziende ed entità statali. 

Il fenomeno del crimine finanziario digitale ha invece moltiplicato le modalità di riciclaggio del denaro sporco.

Le tecniche di hacking cambiano e si evolvono facilmente e rapidamente: il diffondersi di smartphone, che utilizzano servizi ed applicazioni proprie di social network e bancari, ha permesso lo sviluppo di malware che sfruttano la debolezza dei sistemi di protezione informatica. «Appropriarsi dei dati memorizzati sugli stessi  dispositivi elettronici o di credenziali di accesso a siti protetti, è ad oggi facilissimo- spiegano gli analisti-  basta, infatti, inserire un codice in applicazioni gratuite o trasmetterli via sms per assumere a distanza il controllo del dispositivo». Inoltre, le tecniche di cifratura sviluppate per le reti Tor (sistemi di comunicazione anonima e protetta per Internet, disponibile gratuitamente in Rete), vengono utilizzate sempre più frequentemente da forze legate al terrorismo e all’eversione. Parallelamente, continua a diffondersi sul web una nuova minaccia digitale che prende il nome di ransomware o scareware: virus che attaccano i sistemi dei computer, impedendone l’accesso e con richiesta di riscatto, da parte del creatore del malware, per il ripristino dei sistemi danneggiati. 

La Relazione annuale dei servizi segreti  ha individuato, inoltre, nuove forme di finanziamento al terrorismo: gli sms.  Modalità di trasferimento di valuta attraverso normali cellulari, conseguenti  alla creazione di appositi account presso compagnie telefoniche collegate con banche o società finanziarie, sono un fenomeno in rapida diffusione. Il sistema permette, infatti, il trasferimento di denaro mediante semplice messaggio da cellulare; il destinatario può così vedersi accreditata la somma riportata sul sms.

Il sistema bancario e finanziario nazionale è quindi sempre più compromesso.

Il Rapporto ha fatto emergere alcuni indicatori di rischio, dovuti soprattutto all’allargamento dell’azionariato e di alcuni fatiscenti amministratori e soci dal profilo ambiguo e da una sbagliata gestione del credito da parte di esponenti aziendali sleali.

La Relazione del 2012 ha esaminato ed analizzato anche altri punti, tra cui la capacità di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale, economico ed ambientale del Paese ed il ruolo e la funzione della pubblica amministrazione in relazione ad essa. «Gruppi criminali continuano ad instaurare contatti negli ambiti della pubblica amministrazione, agevolando e rendendo più rapido il perseguimento dei loro obiettivi economici e strategici, ma soprattutto, inquinando e soffocando quella piccola parte di imprenditoria sana» spiegano gli esperti.

La crisi economica rafforza anche l’azione criminale dei gruppi esteri, che sempre più spesso puntano ad acquisire patrimoni tecnologici, industriali e scientifico nazionali, oltre che marchi storici del made in Italy.