KURDISTAN. Sotto coprifuoco per il coronavirus, ma c’è ancora cibo

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Il ministero del Commercio e dell’Industria della regione irachena del Kurdistan ha detto il 14 marzo scorso che la regione autonoma ha un surplus di prodotti alimentari e di materie prime per i prossimi mesi.

La dichiarazione è arrivata dal ministro del Commercio e dell’Industria Kamal Muslim, a seguito dei timori dell’opinione pubblica circa una potenziale carenza di beni essenziali nella regione del Kurdistan, in quanto il governo impone restrizioni di movimento per contenere il nuovo focolaio di coronavirus, riporta Kurdistan24.

«Assicuro all’opinione pubblica che non ci sarà alcuna carenza di prodotti alimentari e di materie prime alimentari nel prossimo futuro», ha detto Muslim, aggiungendo che la produzione locale è in grado di soddisfare la domanda. Ha anche notato che sono in corso scambi commerciali con l’Iran e la Turchia. «Non c’è stato alcun cambiamento nell’importazione di beni e cibo, ma alcune misure preventive sono state poste ai valichi di frontiera per contenere il coronavirus», ha affermato Muslim.

Il ministero della Salute il 13 marzo aveva detto che nove dei 251 test di coronavirus condotti nella regione autonoma erano risultati positivi, mentre il ministero dell’Interno aveva annunciato una lista di nuove misure volte a frenare l’ulteriore diffusione dell’infezione, tra cui il coprifuoco e le quarantene obbligatorie.

I nuovi casi nel Kurdistan si aggiungono alle 28 infezioni, tra cui una vittima. Il ministero ha ribadito l’invito ai cittadini a rimanere nelle loro case.

Lo stesso giorno, il ministero curdo degli Interni aveva annunciato: «L’imposizione di un coprifuoco totale all’interno delle città di Erbil e Sulaimania con effetto per 48 ore a partire dalle ore 12:00 di venerdì fino alle ore 12:00 del 15 marzo 2020».

Il Ministero ha poi chiarito che i giornalisti sono esonerati dal coprifuoco, «a condizione che vengano mostrate le loro credenziali stampa». Il Ministero aveva anche invitato chiunque sia tornato di recente “illegalmente” dall’Iran nella regione del Kurdistan «a fare immediatamente rapporto alle équipe mediche» per gli opportuni controlli sanitari. «In caso contrario, la legge prevede l’obbligo di quarantena e il perseguimento penale per la diffusione intenzionale del virus e l’attraversamento illegale delle frontiere».

Lucia Giannini