Sono 232 i kosovari jihadisti

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KOSOVO – Pristina 15/04/2015. Sono almeno 232 i cittadini del Kosovo che stanno combattendo nei ranghi dello Stato Islamico e di altre formazioni in Siria e in Iraq.

In questa maniera il Kosovo si piazza all’ottavo posto nella classifica generale, e al primo in quella pro capite, tra i 22 stati occidentali che hanno propri cittadini che stanno combattendo in Siria e in Iraq. Secondo un recente studio del Centro kosovaro per gli studi sulla sicurezza (Kcss), think tank no-profit fondato nel 2008 in Kosovo, a partire da gennaio 2015, ci sono 232 casi confermati di cittadini del Kosovo che combattono a fianco di gruppi militanti in Siria e in Iraq, compreso lo Stato islamico. La maggior parte dei kosovari avrebbe aderito nel 2013: in quell’anno, il reclutamento di kosovari si è intensificato, propio quando si stava rafforzano la presenza di altri gruppi di stranieri in teatro. Nell’ottobre 2013, un kosovaro, ventiquattrenne di etnia albanese Lavdrim Muhaxheri (nella foto) è apparso in un video dello Stato Islamico; nel video Muhaxheri, militante di Daash, invitava i musulmani albanesi a unirsi per combattere contro l’Occidente, minacciando la presa di Roma da parte dello Stato Islamico e bruciano i passaporti. Nello studio poi vengono fatte una serie di raccomandazioni per de-radicalizzare i militanti del Stato Islamico: generalmente, le istituzioni laiche devono unire i loro sforzi a quelli dei leader religiosi. Secondo lo studio Kcss, il Kosovo ha già adottato una serie di misure di sicurezza: in un’ondata di arresti a gennaio 2015, i servizi di sicurezza kossovari hanno arrestato oltre 80 sospettati di appartenere a gruppi terroristici. Tuttavia, la polizia non ha presentato le prove delle accuse formulate contro oltre il 60 per cento degli arrestati, che poi sono stati rilasciati, posti agli arresti domiciliari o liberati del tutto, si legge nello studio. Secondo lo studio, poi, l’ideologia dello Stato Islamico, che si concentra sulle sure coraniche che parlano di “punizione”, ignorando quelle che si riferiscono alla “misericordia e alle ricompense”. Questa lettura coranica è giunto in Kosovo attraverso alcuni «imam di Skopje che hanno visitato il e studiato in Medio Oriente», si legge nel rapporto. I kosovari reclutati poi hanno una istruzione di base bassa, in genere solo quella secondaria perché la richiesta fatta ai reclutatori e di arruolare persone non istruite, perché eseguirebbero gli ordini senza discutere.