Il pericolo jihadista in Europa

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ITALIA – Roma. 28/08/14. Il pericolo salafita incombe sull’Europa ma pare che a pochi o a nessuno possa interessare. Sembra quasi che da questa parte del Mediterraneo lo spettro jihadista non esista. Eppure l’organizzazione dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, che ha assoldato numerosi combattenti dei paesi europei lancia continuamente messaggi di pericolo verso l’Occidente;

da alcune analisi appare chiaro si tratti ormai solo di una questione di tempo, prima che le cellule terroristiche possano agire in una delle nostre città. Vengono anche fatti alcuni nomi come Abu Huraira americano, Abu Hamza belga, Abu Talha e Abu Luqman tedeschi che potrebbero essere inviati per compiere le loro opere di morte proprio all’interno dei loro paesi. La sottovalutazione del pericolo imminente è un grosso rischio e anche Washington sta tremando per l’Europa. Questo è quanto è emerso sul giornale Al-Akhbar da una comunicazione data dall’ufficio europeo che riunisce esperti internazionali di terrorismo. Il numero di jihadisti europei che hanno aderito alla causa non è ancora definito, ma come gli esperti stessi hanno sottolineato, potrebbero essere dai quattromila ai settemila, ma il problema non è il numero quanto la professionalità con il quale sono stati diramati i richiami alla partecipazione sul web in varie lingue: arabo, inglese, francese, russo e persiano. 

Pare che finalmente però i servizi di intelligence europei siano impegnati nella ricerca degli agenti che facilitano la transizione dei giovani verso ISIL assoldati per andare a combattere in Siria e Iraq, così come stanno cercando di individuare il finanziatore, il reclutatore e il mediatore di questo progetto di morte. Sotto silenzio ora parrebbe si voglia cercare di dare finalmente compimento ad una situazione che ormai stava sfuggendo di mano e che sembra sempre più dare ragione a Bashar al Assad e al partito libanese, inserito dall’Europa nelle liste nere del terrorismo: Hezbollah. Sempre secondo quanto riportato sulla testata sopracitata, un ufficiale dell’intelligence europea ha sottolineato l’importanza della «guerra preventiva», «condotta dal partito e riconoscendo che se Hezbollah non fosse entrato in Siria, il Libano sarebbe stato intrappolato». Il funzionario avrebbe anche fatto dichiarazioni ben più intraprendenti sostenendo che :«Hezbollah sta combattendo una battaglia contro il terrorismo in nome del mondo, quindi deve essere sostenuta, almeno in questo confronto. Posso anche dire oggi che i combattenti del partito di Dio stanno difendendo l’Europa».