Il mese della Cultura dell’Iran a Roma

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ITALIA – Roma 10/03/2015. Verrà inaugurato il 14 marzo il mese della Cultura dell’Iran, organizzato dal Centro Culturale della Repubblica iraniana, presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” in Roma.

Un’occasione per conoscere l’antichissima arte e cultura di questo paese attraverso mostre, manifestazioni culturali, Conferenze e incontri. Inserita nell’organizzazione è anche la Rassegna Cinematografica “Legami di celluloide” – Poetica e sentimenti del nuovo cinema iraniano – la cui inaugurazione si terrà il 13 marzo presso la Casa del Cinema a Roma.
Quest’anno inoltre ricorre il 36° anniversario della Rivoluzione iraniana, ho incontrato il Direttore del Centro Culturale della Repubblica dell’Iran il dottor Ghorbanali Ali Pourmarjan (a sinistra nella foto) che attraverso una lunga intervista ha posto in evidenza la trasformazione del suo paese a partire dal 1979. In primis gli ho domandato il ruolo di questo Centro all’interno del nostro contesto nazionale, per comprendere le relazioni esistenti con un paese di altrettanta millenaria cultura. Il dottor Pourmarjan ha così risposto: «L’Istituto culturale fa da ponte tra due civiltà antiche, quella persiana e quella romana, questo è il suo ruolo principale. Le relazioni bilaterali tra Iran e Italia esistono da centinaia di anni, in massima parte sono di origine culturale. Noi promuoviamo qui la cultura e l’arte iraniana e presentiamo la cultura e l’arte italiana nel nostro paese. Portiamo la nostra letteratura all’interno dell’Università italiana con grande successo, organizziamo mostre, convegni e dibattiti inerenti a questi argomenti. Attraverso la rassegna cinematografica, che facciamo ogni anno, presentiamo il cinema spirituale dell’Iran noto proprio per questo aspetto in tutto il mondo. A conferma di ciò all’inizio del 2014 l’allora ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, Massimo Bray, si era recato a Teheran proprio per finalizzare le iniziative culturali comuni Italia-Iran.
Quest’anno, in occasione di questo evento, sarà presente anche il ministro della Cultura dell’Iran e verrà firmato il documento esecutivo sugli accordi culturali tra i due paesi. In questo mese saranno inoltre presentati due testi importanti, cosa molto gradita presso le Università, un libro che parla nello specifico delle 31 regioni dell’Iran, ma soprattutto la traduzione in italiano del Codice Civile iraniano».

L’Iran è l’unico paese che ha dichiaratamente un governo teocratico, con un Presidente eletto e una Guida suprema. Chi è più importante l’elemento laico o quello religioso?
Questo può essere diverso dai concetti e dalla visione della democrazia che esiste in Occidente. La Guida Suprema è l’autorità più alta sia in ambito legislativo che religioso, lui è l’autorità più importante, perché racchiude l’elemento religioso e gli interessi del popolo. Poi c’è il Presidente della Repubblica che ha la sua funzione, perché nel nostro paese vi è una precisa divisione dei poteri, esattamente come nei paesi Occidentali. Il leader, la Guida Suprema, ha un ruolo fondamentale di coordinamento dei tre poteri, questo non significa sovrapposizione di poteri, possiamo dire che è una figura di equilibrio. Tutti i doveri, i compiti sono riportati nella Costituzione Iraniana, anche il ruolo della Guida Suprema, così come quella del Presidente. La Costituzione Iraniana è una delle più valide che presenta un nuovo sistema giuridico che non ha precedenti nel sistema islamico, ne tanto meno in quello occidentale. I risultati della Rivoluzione sono tanti e sono stati di grande stimolo per la crescita del paese, faccio l’esempio del sistema agricolo che prima del 1979 era completamente dipendente dagli altri paesi, oggi è autonomo, anzi l’Iran esporta i propri all’estero. Abbiamo raggiunto un altissimo livello nella costruzione delle macchine agricole e i trattori iraniani sono presenti in ben 45 paesi del mondo. Importante sempre sottolineare la presenza tangibile e costante della spiritualità in tutti i momenti della quotidianità.

L’Iran è cresciuto in maniera esponenziale in ambito economico, dal punto di vista della emancipazione le donne i giovani sono liberi, o la religione impone loro regole imprescindibili?
In tal senso parlo del mio pensiero personale in merito alla libertà, parola che ha un grande significato e un grande valore in Iran, forse maggiore di quello che esiste in tanti altri luoghi. Non c’è nessun limite per i giovani in Iran, sia maschi che femmine, per quanto riguarda la scelta professionale o gli studi. Però devo sottolineare il concetto di libertà che esiste in Occidente è diverso rispetto a quello conosciuto nel mondo dell’Islam. Se si ritiene che libertà significhi fare tutto ciò che si vuole, senza nessun limite, devo rispondere che da noi non è così. Ma forse neanche in Occidente il popolo accetta questa libertà sfrenata. Nell’islam si dice che la libertà deve essere accompagnata con la responsabilità e il dovere. Dove c’è la responsabilità e il dovere la libertà assoluta non esiste, quando ci sono dei principi questi possono limitarla, inoltre la libertà sregolata è controproducente. L’altro aspetto è la religione, la fede: quando pratichiamo le leggi riportate nel Corano, ma anche nel Vangelo, pongono dei limiti. La religione non costringe ad accettare qualcosa, nel Corano è proprio riportato che non esiste nessun obbligo di scegliere la fede, Dio dice che bisogna indicare all’uomo la strada giusta distinguendola da quella sbagliata, ma è l’uomo che decide quale realmente vuole percorrere. Quindi noi crediamo nell’Islam che la libertà è stata donata da Dio all’uomo ed è utile per compiere responsabilmente il proprio il dovere e operare il rispetto nei confronti di tutti. In Iran non c’è nessuna discriminazione tra uomo e donna, non esiste in nessuna legge entrambi possono avere progresso e arrivare anche ai livelli che desiderano. Ma devono rispettare le regole e i limiti nel comportamento. L’uomo è liberò finché non danneggia la libertà di altri e questo vuol dire democrazia nel nostro paese.

Chi sono i partner dell’Iran?
L’Iran è un paese che si sviluppa costantemente nell’arco della sua storia, ha avuto relazioni diverse con tanti paesi, dalla rivoluzione ad oggi. In questi 36 anni abbiamo avuto diversi paesi considerati partner, amici dell’Iran. Durante la guerra impostaci dall’Iraq molti paesi europei si sono schierati in favore di quest’ultimo allontanandosi dall’Iran e riducendo al minimo i rapporti economici. Il mondo si è poi accorto dell’errore commesso sostenendo Saddam, diciamo che ora l’Iran sta riprendendo le relazioni con molti paesi. Il popolo non ha mai avuto problemi ad intrattenere rapporti con i paesi occidentali, Francia, Inghilterra, Germania, Italia che sono i partner più importanti. L’Italia ha un posto privilegiato, è il primo paese nell’ambito degli scambi commerciali con l’Iran. A mio parere l’Occidente ha fatto un errore strategico nell’imporre le sanzioni illegali contro il nostro paese; forse credeva di poterne paralizzare completamente l’economia, se questo era l’obiettivo non è stato raggiunto perché lo sviluppo economico dell’Iran non si è fermato, anzi in tutto questo tempo ha cercato di nazionalizzare la sua tecnologia e ha cercato, in diversi ambiti dell’economia, di raggiungere l’indipendenza basandosi sulle risorse umane e materiali interne, nel frattempo ha cercato di trovare altri partner anche in Oriente, per esempio la presenza di Russia e Cina nell’economia del paese è molto forte. In Occidente l’Italia è uno degli amici più stretti, i rapporti nel settore commerciale, culturale e diplomatico non si sono mai interrotti completamente. Certo le sanzioni hanno causato gravi danni alla popolazione, ma anche agli interessi dell’Occidente. La propaganda negativa cerca di nascondere la realtà dell’embargo contro l’Iran. Fortunatamente l’Occidente adesso si sta accorgendo e spero che si riescano a rafforzare nuovamente i rapporti economici.

Chi sono i nemici dell’Iran?
Il popolo dell’Iran per la sua cultura, per la sua fede, per la sua civiltà non considera nessuno come nemico. Poi ci sono alcuni, come i sionisti, che considerano l’Iran come nemico, noi non ammettiamo le radici del regime sionista, non lo abbiamo mai riconosciuto presso le NU e consideriamo lo consideriamo illegittimo. Per quanto riguarda i paesi occidentali non consideriamo nessun stato come nemico, sappiamo che le politiche israeliane cercano di mettere i bastoni tra le ruote per il rapporto politico economico dell’Iran con altri paesi.

Qual è la posizione dell’Iran nella guerra siriana?
La politica dell’Iran è quella di schierarsi dalla parte del popolo oppresso e nel caso della Siria la popolazione sta pagando il prezzo più alto di questa guerra. Ci sono dei gruppi che agiscono contro uno Stato e all’inizio i paesi occidentali li hanno sostenuti definendoli moderati. L’opposizione interna siriana inizialmente si è lasciata ingannare dalle false promesse dell’Occidente. Quando nel 2011 sono iniziati i problemi la Siria aveva chiesto a tutto il mondo di non intervenire sui problemi interni e lasciare ai siriani la possibilità di risolvere la questione, cosa che non è avvenuta. Per quanto riguarda la presenza dell’Iran in Siria e in Medio Oriente è solo per rafforzare la pace nel paese e nella regione. Quello che per noi conta è il destino del popolo siriano. L’Iran ha ribadito più volte che questi terroristi, che vogliono prendere il potere in Siria, sono contro il popolo della Siria e avevamo detto subito che si sarebbero messi anche contro dell’Occidente. Non siamo stati ascoltati e adesso il nemico si trova molto vicino, e sono una creatura dell’Occidente.
Ci sono paesi coinvolti anche in MO, Arabia Saudita e Qatar?
Ho parlato di gruppi interni e intendevo che Arabia Saudita e Qatar sono paesi della regione che li hanno sostenuti e sono responsabili delle disgrazie che vediamo oggi; la politica degli SU e del Regime sionista è quella di non intervenire direttamente nei paesi della regione, cercano mediatori, amici per agire negli affari interni come accaduto appunto in Siria. L’Iran ribadisce oggi quello che diceva dall’inizio: lasciare ai siriani la decisione dei loro affari. Spesso politiche ambigue causano le problematiche di questa regione. Sino a ieri erano ribelli che dovevano essere sostenuti adesso, che questo gruppo si è messo contro l’Occidente, sono diventati nemici da eliminare. Il mio parere personale è che sostenere questi gruppi terroristici è controproducente e va contro gli interessi di tutti, ne abbiamo testimonianza in quello che è accaduto in Francia per esempio. Si vuole in qualche modo collegare queste azioni terroristiche all’islam, però l’islam è da sempre una religione di pace che non accetta la violenza.

E la Libia?
Io ritengo che il gruppo terroristico Isis sia come un tumore, se questo cancro non verrà curato farà metastasi dappertutto, se i paesi della Regione, e l’Italia fa parte di questi perché molto vicina alla Libia, non faranno maggiore attenzione rischiano di subire le conseguenze all’interno dei loro confini.
L’Iran dal punto di vista della politica estera è uno dei paesi più importanti della Regione che influisce molto sugli affari della zona, avendo una politica estera indipendente ha potuto dichiarare ad alta voce la sua posizione contro quanto stava accadendo. Purtroppo ci sono alcuni paesi che sono alleati o sottomessi all’Occidente, e in particolare agli SU, anche se avevano qualcosa da dire non potevano comunicarla. Sarebbe bastata una piccola analisi sulle azioni di questo gruppo chiamato IS o Da’ash per rendersi conto che non hanno niente a che fare con l’islam. L’islam non condivide assolutamente questi comportamenti, si sente, si vede che provengono da un paese terzo.

Lei ha scritto un lungo articolo sulla Rivoluzione Islamica e sull’influenza delle teorie politiche nelle relazioni internazionali, facendo particolare riferimento alla ‘Esportazione della Rivoluzione’ cosa intendeva?
La Rivoluzione dell’Iran è una rivoluzione di valori e di principi. I valori esistevano ma non venivano presi in considerazione. Dopo la rivoluzione c’è stato un cambiamento radicali e questi valori sono diventati effettivi. Secondo il pensiero politico e filosofico dell’Occidente la religione non ha niente a che fare con la politica e il suo ruolo viene negato, basandosi sui pensatori come Nietzsche e Kant, che dicono che la religione è l’oppio della politica e della società, hanno cercato di distinguere la religione dalla politica. Si è negato il ruolo della religione a prescindere dall’islam o dal cristianesimo, dicono che nessuna religione può introdursi negli affari politici e infatti nelle leggi approvate dalle NU non vi è traccia della religione, così come nella Convenzione dei Diritti Umani. Si parla solo di rispetto della stessa, ma io penso che se la religione cristiana ha più di 1 miliardo e mezzo di fedeli e quella islamica ne ha altrettanti non si può prescindere da questo. Il primo messaggio dell’articolo si basa proprio sul fatto che il governo democratico della Repubblica islamica dell’Iran è basato su principi religiosi e ha stravolto tutti i pensieri del periodo; il secondo messaggio è sull’indipendenza dei popoli, il terzo e più importante è che la fede non detta solo un comportamento personale, può anche descrivere il rapporto che deve esistere all’interno di una società. Questo pensiero politico accompagnato dalla fede si è esteso, dopo l’esperienza di 36 anni, anche fuori dai confini dell’Iran, dopo che sono state poste le radici del governo islamico, aprendo nuovamente al pensiero che la politica può essere accompagnata dalla religione. Nel 1983 alcuni pensatori del Regno Unito hanno chiesto di rivedere alcuni testi in riferimento a questo argomento e questo è uno dei risultati della Rivoluzione, rivedere i principi della politica estera internazionale. Adesso quando si parla di diritti umani considerano anche la fede come un fattore importante, prima di approvare qualche legge. Quello che ho voluto sottolineare in questo articolo è che la religione può accompagnare la politica nelle sue decisioni.