ITALIA. Dal 2015 più Italia in Africa

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All’interno della kermesse del Blu Sea Land 2017, numerosi gli incontri molti dei quali, volti a creare un ponte socio-culturale oltre che economico-istituzionale con l’Africa. E nell’ambito di questi incontri abbiamo parlato con Massimo Gaiani, Direttore Generale per la Mondalizzazione per Asia, America Latina, e Africa Sub Sahariana. A lui abbiamo rivolto alcune domande per capire a che punto siamo della costruzione di questo “ponte ideale tra Africa e Italia”.

GG: Punto di partenza Mazzara del Vallo. Punto di arrivo?
MG: Il ponte tra Europa e Africa passa proprio per questi momenti di dialogo. Ed è un ponte che tende a portare più interessi e non un solo interesse specifico. Un ponte che tende a assicurare gli abitanti africani che hanno un grande desiderio di migliorare le loro condizioni di vita.

GG: C’è un aumento dell’interesse dell’Italia per l’Africa? Perché?
MG: L’Africa vive un incremento di tipo fisiologico ci sono un miliardo e 200mila abitanti, giovani che cercano un futuro migliore pronti a viaggiare in condizioni precarie, difficili e pericolose. Giovani che spesso finiscono in mano a criminali come succede per esempio in Libia ma non solo. A noi spetta dare vita a canali per la sicurezza, senza che incorrano in rischi o finiscano a criminali che li sfruttino.

GG: Dal punto di vista degli investimenti economici italiani in Africa cosa ci può dire?
MG: Fino al 2007 l’Italia era il fanalino di coda degli investimenti in Africa. Da quella data in poi c’è stata una contro tendenza fino ad arrivare al biennio 2015 e 2016 dove l’Italia è stato il primo paese in Europa, seconda al mondo dopo la Cina per investimenti. Nel 2015 addirittura era avanti alla Cina.

GG: Quali sono i settori più interessanti per le imprese italiane?
MG: Sono molti e sicuramente meritano una menzione il settore energetico e le infrastrutture, agroalimentare, formazione.

GG: Quali sono i paesi più interessanti per le imprese italiane?
MG: Vede, l’Africa conta 55 Paesi alcuni che hanno visto migliorare le proprie performance economico-sociali politiche, come il Ghana e l’Etiopia, mentre in altri Paesi la situazione è difficilissima, come in Sud Sudan. Un altro dato significativo è che a crescere di più sono i Paesi che hanno poche materie prime, e quindi si sono sforzati in termini di sviluppo, investimenti, educazione per essere più attrattivi rispetto a Paesi che hanno concessioni di materie prime da gestire. Altri Paesi che vedono un miglioramento sono il Kenya e il Cameroon. Paesi in cui per esempio si registra l’alternanza politica e quindi una maggiore stabilità. A questi Paesi fanno da contraltare quei paesi dove o per via della siccità o dei conflitti armati si registrano partenze di milioni di persone come la Somalia o l’Etiopia.

Per un approfondimento sugli investimenti diretti in Africa si veda articolo di Massimo Zaurrini: Africa, L’Italia in testa alle classifiche degli investimenti.

Graziella Giangiulio