Jihadisti russi nello Stato Islamico

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RUSSIA -Mosca 2603/2015. Il Cremlino ammette la presenza di jihadisti russi tra i ranghi dell’Isis.

Finora sia il governo centrale che il presidente ceceno Kadyrov avevano negato l’arruolamento di caucasici da parte dello Stato islamico ma adesso è lo stesso Sergey Melikov, inviato presidenziale nel Caucaso del Nord, ad ammettere che almeno 1500 militanti islamici in Iraq e Siria sono arrivati dal sud della Russia. E che per frenare questo fenomeno bisogna agire sull’educazione e l’inclusione dei giovani caucasici, specie in Daghestan, in modo che non si avvicinino alle formazioni fondamentaliste. Perché questo cambio di strategia da parte del Cremlino? Radio free europe ipotizza una serie di ragioni: la recente decisione di alcune bande del cosiddetto Emirato islamico del caucaso di affiliarsi a Isis e promettere fedeltà ad al Baghdadi; l’aumento del flusso di aspiranti terroristi attraverso la frontiera meridionale; una nuova campagna lanciata da Is per reclutare jihadisti di nazionalità russa. In realtà l’ammissione del Cremlino sembra più un modo per tornare a dialogare con gli Usa, che in nome della guerra al terrorismo potrebbero riavvicinarsi a Mosca e mettere in secondo piano la crisi ucraina. In una fase in cui la coalizione anti Isis sta ottenendo i primi successi militari ma continua a non individuare una soluzione politica, Putin spera forse di coagulare il sostegno internazionale intorno a Bashar al Assad e ottenere una prima vittoria in politica estera. E magari convincere gli occidentali ad ammorbidire le sanzioni che stanno fiaccando in modo drammatico l’economia russa.