ISIS ha le armi chimiche di Saddam

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IRAQ – Baghdad 09/07/2014. Il governo iracheno ha detto alle Nazioni Unite che i militanti Isil hanno preso una delle ex fabbriche di armi chimiche di Saddam Hussein.

In una lettera al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon del 1° luglio e resa pubblica l’8 luglio, l’ambasciatore di Baghdad alle Nazioni Unite, Mohammad Ali Al Hakim, ha detto che «gruppi terroristici armati» sono entrati nel sito del progetto Muthanna la notte dell’11 giugno, dopo aver disarmato i soldati di guardia.
Come risultato, Baghdad non è attualmente in grado di «adempiere ai propri obblighi di distruggere le armi chimiche», ha scritto Al Hakim, aggiungendo che «i resti dell’ex programma di armi chimiche irachene» erano conservati presso il sito «il governo riprenderà i suoi sforzi per quanto riguarda i suoi obblighi, non appena la situazione della sicurezza sarà migliorata e il controllo della struttura sarà stato recuperato», ha aggiunto. All’alba del 12 giugno, il sistema di sorveglianza del sito, disattivato dai “terroristi”, ha mostrato come vi fosse in corso un «saccheggio di alcune attrezzature», ha scritto Al Hakim. La lettera conferma una notizia dell’intelligente Usa del 19 giugno secondo cui i militanti islamici avevano preso il controllo della struttura.
Il Dipartimento di Stato statunitense aveva detto che al momento non si riteneva possibile che Isi sarebbe stato in grado di produrre e armi chimiche utilizzabili a causa delle caratteristiche dei materiali stessi presenti nel sito: si tratta di materie prime vecchie e ingombranti.
Il complesso, situato a soli 72 chilometri a nord ovest della capitale irachena, ha iniziato a produrre iprite e di altri agenti nervini, come il sarin, nei primi anni Ottanta subito dopo che Saddam prese il potere, secondo la documentazione Cia.Il programma chimico raggiunse il massimo durante la guerra Iran-Iraq, e produsse tra le 209 e 394 tonnellate di sarin rispettivamente nel 1987 e 1988. Sempre secondo la Cia, l’impianto fu chiuso dopo la prima guerra del Golfo, quando le risoluzioni dell’Onu «colpirono la capacità dell’Iraq di produrre armi chimiche». Nei primi anni Novanta, il sito è stato utilizzato per monitorare gli sforzi dell’Iraq per distruggere le proprie scorte di armi chimiche.