Rapito il segretario generale di Hezbollah Warithun

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IRAQ – Baghdad. 19/05/14. Rapito da alcuni militanti il segretario generale di Hezbollah Warithun un ramo del principale partito sciita di Hezbollah in Iraq, mentre i funzionari si apprestano ad annunciare i risultati delle elezioni del mese scorso.

Si tratta di Rahman Abdulzahra al-Jazairi, sequestrato mentre si trovava nei pressi della sua casa nel quartiere di Jamila, nel nord di Baghdad, da uomini armati che hanno aperto il fuoco, ferendo il padre e il fratello dell’esponente politico. Secondo i funzionari della Commissione elettorale il partito di al-Jazairi non si aspettava di conquistare dei seggi in parlamento a seguito delle elezioni del 30 aprile scorso.

Non è chiaro il motivo del rapimento, ma da alcuni messaggi postati su Faebook dalle telecamere della sicurezza sarebbe possibile individuare i militanti responsabili del rapimento e le forze di sicurezza starebbero lavorando per la sua liberazione. Questo è il primo incidente dopo le elezioni, di cui l’ indicazione dei risultati sta avvenendo con molto ritardo a causa delle polemiche in atto. Il Primo ministro in carica Nuri al-Maliki, candidato per il terzo mandato che i sondaggi danno vincente, dovrà affrontare le non pochi problemi nella formazione del nuovo governo e le critiche degli avversari che lo accusano della grave situazione della sicurezza in cui si trova oggi il paese. Inoltre sono venuti meno alcuni seggi e sarà costretto a cercare il sostegno dei partiti arabi sunniti e curdi. Alcuni avrebbero però rifiutato di appoggiare al-Maliki tra cui quelli legati Iyad Allawi, religioso sciita Moqtada al-Sadr e al curdo Massud Barzani, presidente regionale con i quali sarà comunque necessario trovare un accordo per la carica del Presidente e del Capo del Parlamento. Nell’ambito di un accordo fatto tra le comunità iraqene il Primo ministro dovrebbe essere sciita, il Presidente curdo e Presidente del Parlamento sunnita.

Trovare ora una stabilità resta comunque difficile, le violenze che hanno attraversato il paese hanno lasciato sul terreno 3500 morti alimentando i timori di far scivolare il paese in un nuovo conflitto. Nonostante gli attacchi ai candidati nel periodo precedente alle elezioni e le accuse di corruzione che hanno portato a una bassa affluenza alle urne nelle zone abitate dalle scontente minoranze sunnite, la comunità internazionale ha voluto leggere positivamente questo tentativo da parte dei cittadini dell’Iraq di ricomporre la situazione politica e sociale.