La strategia Hearts & Minds di Isis in Iraq

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IRAQ – Baghdad 14/03/2014. Isis starebbe allargando la sua influenza in Iraq non puntando in maniera eccessiva sulla provincia di Anbar.

Secondo al Monitor, gli scontri e la presenza di Isis si starebbe concentrando sulla zona attorno a Baghdad. Dopo aver preso il Sulaiman Beik (nel nord) ora starebbe tentando di prendere le città di Azim e Saadieh nella provincia di Diyala, a sud nella regione Nahrawan, poi il nodo di Babil e le città di Jurf al-Sakhr e Museib, e infine le aree ad ovest di Baghdad, come Radwaniyeh, Abu Ghraib e Fallujah. Quest’ultima è collegata in questo cerchio d’influenza attraverso le città a nord di Baghdad, come Tarmia, Dlouiyeh, Samarra e verso le montagne Hamrin, alla periferia del quale si trova la città di Sulaiman Beik.

Questa vasta cerchia di militanti Isis intorno a Baghdad così come la loro presenza indiscussa a Mosul indica che l’organizzazione non sta esaurendo le sue forze nella lotta per Fallujah, ma, al contrario, sta cercando di produrne di nuove attorno a Baghdad. A riprova stanno anche i posizionanti delle forze di sicurezza irachene che ripercorrono stessa linea. In altre parole, Isis, nelle zone sunnite, starebbe cercando di ripetere il modello Fallujah attraverso gruppi armati e clan, che dovrebbero condurre le proteste.

Questa strategia, avverte al Monitor, sembra completamente diversa dal modus operandi di al-Qaeda, secondo cui l’organizzazione di solito cerca di imporre il suo credo e usare la sua presenza per diffondere il marchio dello “Stato islamico”. Pertanto, Isis abbandonando la leadership a Fallujah e invitando altre fazioni a condurre operazioni simili a Kirkuk, Diyala, Salahuddin e verso nord a Babilonia, conferma il fatto che l’organizzazione è ora consapevole della composizione sociale e religiosa delle regioni sunnite; starebbe quindi cercando di evitare provocazioni, invece che sfruttarle a proprio vantaggio e così facendo è in linea con i suoi obiettivi finali. Alle radici politiche della crisi nelle aree sunnite del Paese, comprese Anbar, troviamo la scissione tra lo Stato e gli abitanti delle regioni sunnite, scissione che ha offerto a Isis un vantaggio ulteriore dando la possibilità all’organizzazione di concordare con i clan e gli abitanti un obiettivo comune, anche se le differenze effettive tra i clan sunniti e Isis erano maggiori di quelle con il governo.

La capacità dell’organizzazione di esportare l’obiettivo comune attorno al quale si sono svolte manifestazioni in tutto il 2013, e la sua capacità di approfondire il senso sunnita di emarginazione e di esclusione, la capacità di utilizzare gli eventi di Fallujah come prova che i clan potrebbero, se volessero, condurre una rivolta su vasta scala contro la quale le forze governative sarebbero impotenti, sono tutti fattori tangibili dell’espansione di Isis sul terreno, e la sua presenza “tranquilla” nelle aree sunnite che, in linea di principio, rifiutano l’organizzazione. In questo contesto le forze governative stanno cercando di entrare, a fatica, con una strategia basata sull’esistenza dello Stato, non legata all’esistenza di un determinato governo, ridefinendo il suo rapporto con gli abitanti locali, a prescindere dall’appartenenza.